Tunisia: elezioni "libere e giuste", esempio per i Paesi arabi
Prosegue lo spoglio dei voti espressi nelle elezioni, svoltesi domenica scorsa in
Tunisia, per la scelta dei deputati che faranno parte della Costituente. Il partito
islamista Ennahda risulta in testa con circa il 35% dei consensi: un aspetto, questo,
che desta preoccupazione nel mondo occidentale, per una possibile virata fondamentalista
nella nuova democrazia tunisina. Di queste storiche consultazioni, Fabio Colagrande
ha parlato con Riccardo Migliori, a capo degli osservatori internazionali a
Tunisi:
R. – Queste
elezioni tunisine sono state elezioni libere e giuste. Non hanno niente da invidiare
ai classici standard europei di democraticità, di trasparenza e di partecipazione.
I tunisini sono consapevoli di esser stati dei battistrada per la "primavera araba"
e che il positivo svolgersi di queste elezioni avrà delle benefiche ricadute. Il Marocco
voterà il 25 novembre, avremo elezioni molto importanti in Egitto e l’11 aprile 2012
sarà l’Algeria a votare. La Libia ha accettato di mutuare il sistema elettorale istituzionale
tunisino, per cui una Commissione imposterà entro otto mesi l’Assemblea costituente.
Questo modello dell’Assemblea si fa strada, anche se purtroppo l’Egitto ha scelto
un’altra via. Probabilmente, anche lì la situazione sarebbe stata migliore se si fosse
colta la positività del modello tunisino per l’elezione di un’Assemblea costituente,
che entro un anno darà vita a elezioni parlamentari e presidenziali congiunte.
D.
– Vengono date due "letture" dopo queste elezioni. C’è chi parla di un segno di speranza
per l’intera regione, che si è guadagnata la democrazia con la "primavera araba",
e c’è invece chi parla, con la vittoria di un partito “islamista”, del rischio di
un “inverno arabo”…
R. – E’ un dato di fatto che Ennahda sia, in questo
momento, il partito più organizzato in Tunisia, che abbia forti radici popolari e
che quindi rappresenti nell’immaginario collettivo il punto più lontano rispetto al
passato regime. Ma un dato è rappresentato anche dal fatto che questo partito si è
aperto, che fa riferimenti espliciti ad Ankara e al modello di Erdogan e non al modello
di Teheran. Io, conoscendo la realtà tunisina, non sono pessimista ma piuttosto molto
ottimista. (vv)