Thailandia: le alluvioni colpiscono ovunque. Parte di Bangkok sott'acqua
Il governo della Thailandia ha proclamato altri cinque giorni festivi straordinari
per 21 province - compresa quella di Bangkok - coinvolte dalle inondazioni che, da
fine luglio, hanno già causato in tutto il Paese oltre 360 vittime e miliardi di euro
di danni. Nel frattempo, nella parte nord della capitale, le autorità continuano la
corsa contro il tempo nel tentativo di far defluire l'enorme massa d'acqua proveniente
da Nord; a causa degli allagamenti, chiuso il secondo aeroporto della città, il Don
Meuang. Dell’emergenza parla padre Raffaele Manenti, missionario del Pime da
circa 25 anni in Thailandia, raggiunto telefonicamente alla periferia nord di Bangkok
da Giada Aquilino:
R. – In questi
giorni, coincidono due fenomeni naturali che hanno creato il punto più alto della
crisi: le maree, le più alte dell’anno - quest’anno, l’alta marea è stata misurata
a due metri e trenta sopra il livello del mare, tenendo conto che Bangkok ha una media
di un metro sul livello del mare - e l’arrivo di un’ondata d’acqua dal nord dovuta
alla stagione delle piogge. Quest’anno, le alluvioni sono iniziate già due, tre mesi
fa nelle province del nord, poi pian piano l’acqua si è raccolta e le dighe non hanno
tenuto. Un mese fa, la città di Nakhon Sawan, a circa 350-400 km da qui, ha avuto
la prima alluvione: è stata la prima città che ha subito ingenti danni, anche in zone
dove non si era mai verificato. Ancora adesso, per esempio, a Nakhon Sawan, quindi
a parecchia distanza da Bangkok, in certe zone, per esempio anche nella Cattedrale,
nella casa del vescovo, c’è ancora un metro e mezzo d’acqua. Nel frattempo, nelle
ultime settimane l’acqua ha proseguito, è scesa ed è arrivata alla vecchia capitale
di Ayutthaya. Sono saltate anche le barriere che avevano costruito attorno
alle zone industriali. Sono terreni bassi e in genere vengono protetti con dei muri
di terra, degli argini, che però quest’anno hanno ceduto, proprio perché l’acqua è
a livelli più alti del solito e la pressione è enorme.
D. – Come si
sta muovendo la macchina dei soccorsi nei confronti della popolazione?
R.
– Mi pare che si stia muovendo bene, nel senso che ci sono centri che accolgono i
profughi. Ovviamente, nessuno vuole allontanarsi da casa e, quindi, si resta in zona.
Quando non ne possono proprio più allora si recano in questi centri. Purtroppo, anche
questi centri sono situati in zone della grande pianura di Bangkok e quindi ora sono
allagati. C’è gente, dunque, che ha dovuto cambiare almeno tre posti. Ci sono comunque
grandi istituzioni, come università, scuole, istituti pubblici, che hanno ampi spazi
e che sono in grado di offrire accoglienza: sono stati attrezzati per questa emergenza
e funzionano bene. C’è un grande concorso di volontariato, di offerte di cibo. Addirittura
ce n’è anche di più del necessario. Domenica scorsa, sono andato con i giovani della
parrocchia al centro di smistamento aiuti e c’era troppa gente, tanto che non riuscivano
a smistarla tutta. La risposta è molto generosa. Il problema, da domenica, è che questa
ondata d’acqua è arrivata anche in città. Il perimetro della zona di Bangkok, che
era stato protetto fino all’ultimo, fa da ostacolo al tempo stesso a quest’acqua che
deve defluire verso il mare. Bangkok si trova tra questo fronte d’acqua e il mare.
Quindi, il progetto era di far defluire da est ed ovest, lasciando la città in mezzo
come un’isola asciutta. Di fatto, però, hanno ceduto alcuni argini e quindi adesso
l’acqua sta passando anche per il centro della città. Noi qui, nella parrocchia Nostra
Signora della Misericordia di Nonthaburui, siamo ancora all’asciutto. In linea d’aria
ci troviamo a 7 km dall’aeroporto Don Meuang, che è stato chiuso. Poco più a nord,
per esempio, c’è la casa dei missionari Oblati di Maria Immacolata, che proprio ieri
è andata sott’acqua. Hanno un metro e mezzo d’acqua in casa, ma per ora riescono a
conservare l’elettricità.
D. – Lei ha parlato della solidarietà da parte
dei giovani della sua parrocchia verso chi ha bisogno. Qual è l’impegno della Chiesa
locale in queste ore?
R. – La Chiesa locale è una realtà molto piccola
ed una goccia in questo mare, ma si fa presente attraverso la Caritas, le parrocchie
e le varie iniziative. L’auspicio è che l’acqua passi - perché deve passare - facendo
meno danni possibili. (ap)