2011-10-24 20:13:05

Pressione dell'Ue sull'Italia: all'esame del governo il dl sviluppo e il nodo pensioni


E la crisi economica al centro del Consiglio dei ministri straordinario convocato dopo le pressioni dell’Europa che chiede a Roma un’agenda completa di riforme e risposte concrete per ridurre debito e favorire la crescita, entro il vertice di mercoledì a Bruxelles. 12 le sanatorie previste nella bozza del decreto sviluppo al vaglio del governo in queste ore, secondo indiscrezioni di stampa ma il ministero smentisce. La maggioranza resta divisa sulle pensioni e cerca un accordo: ma c'è muro della Lega all’ipotesi del premier Berlusconi di alzare l’età pensionabile a 67 anni. Cecilia Seppia RealAudioMP3

Sulla situazione in Italia e le pressioni dell'Europa, Paolo Ondarza ha intervistato Carlo Secchi, docente di politica economica europea all’Università Bocconi di Milano.RealAudioMP3
R. – Credo che dal vertice sia emersa la volontà di trovare comunque una soluzione per il debito sovrano europeo, che è la causa dei timori che circondano soprattutto l’andamento futuro della zona euro, ed è anche emerso chiaramente ciò che resta da fare da parte di alcuni degli Stati, peraltro tra i più importanti, e questo riguarda in primo luogo l’Italia.

D. – Ma l’Italia rischia di diventare una nuova Grecia?

R. – Questa mi sembra un’ipotesi un po’ estrema. Il problema dell’Italia è che se da un lato, dal punto di vista del riordino dei conti pubblici, grazie anche all’azione svolta dal ministro dell’Economia, credo che il nostro Paese si presenti con le carte in regola, ma dal punto di vista della crescita non si sono viste ancora misure convincenti. E a cavallo tra le già rare risorse per la crescita e migliorare lo stato dei conti pubblici, si pone ovviamente la questione della riforma ulteriore delle pensioni. Credo sia del tutto ovvio immaginare che gli altri Stati – i più importanti, la Germania in primis – che devono farsi carico anche dei nostri problemi, chiedano uno sforzo nella direzione di adeguarci agli standard europei, quindi i famosi 67 anni di cui si parla. D’altro canto, a prescindere da tutto ciò, è un problema di equità nei confronti dei più giovani e delle nuove generazioni.

D. – Ma l’Italia è all’altezza delle richieste europee? Perché l’impressione è che stia perdendo di credibilità …

R. – Occorre una sorta di colpo di reni da parte del governo, nel senso che le cose da fare sono abbastanza evidenti; gli osservatori, coloro che guardano alle principali questioni – liberalizzazioni, privatizzazioni, riforma delle pensioni e così via – sono sostanzialmente d’accordo sul da farsi, e concordano sulle indicazioni che provengono dai vari enti internazionali e dall’Europa in primis. Naturalmente, io auspico che ciò si verifichi nell’interesse del nostro Paese e nei tempi brevissimi che ci sono stati assegnati. (gf)







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