Marcia nelle Filippine per chiedere “giustizia” per padre Tentorio ucciso a Mindanao
La popolazione di Mindanao si mobilita per chiedere “giustizia per padre Tentorio”,
il missionario del Pime ucciso sette giorni fa ad Arakan, sull’isola di Mindanao,
nelle Filippine Sud. Oltre 20mila persone si sono radunate oggi in tre città di Mindanao:
Davao, Makilala e Kidapawan, mettendosi in marcia in cortei all’insegna di slogan
come “giustizia e trasparenza”. Suore, preti, tribali, indigeni, contadini, anche
tre vescovi di diverse confessioni hanno marciato, hanno manifestato e pregato davanti
al Quartiere generale dell’esercito a Kidapawan, chiedendo la fine dell’impunità per
gli omicidi extragiudiziali. I dimostranti sono poi giunti nella cattedrale di Kidapawan,
dove si trova la salma di padre Fausto, e si sono raccolti in silenzio e preghiera,
celebrando una Santa Messa. La veglia continuerà ininterrotta, per tutta la notte,
fino a domani mattina, quando mons. Romulo De La Cruz, vescovo di Kidapawan, celebrerà
il funerale di padre Fausto Tentorio. La mobilitazione è stata organizzata dal Forum
“Giustizia per padre Pops”, come padre Tentorio era soprannominato, a cui hanno aderito
oltre 50 fra associazioni, organizzazioni della società civile, congregazioni religiose,
gruppi di “Giustizia e pace” delle diocesi. Una delle organizzazioni promotrici del
forum è quella dei “Ruraal Missionaries of the Philippines”, un movimento lanciato
dall’Associazione dei Superiori Maggiori nelle Filippine, di cui padre Fausto era
membro. Dal canto suo padre D’Ambra - anch’egli nelle Filippine da oltre 30 anni,
e fondatore del movimento per il dialogo islamo-cristiano “Silsilah” a Zamboanga city
- sempre all’agenzia Fides ricorda padre Fausto come “persona semplice, umile e gentile,
che ha dedicato la sua vita alla gente, con particolare attenzione e amore per il
popolo tribale di Arakan Valley”. Padre D'Ambra si rivolge poi ai sicari dicendo:
“Perché avete ucciso un padre dei popoli tribali? Per fare loro paura? No, il movimento
dei popoli tribali - afferma il missionario - diventerà più forte e tutti noi saremo
con loro, a fianco di quanti soffrono di più nella nostra società. E’ il momento di
andare avanti, indigeni, cristiani e musulmani”. (R.P.)