Kenya: leader religiosi vogliono essere parte attiva del processo elettorale per il
2012
Il 2012 sarà un anno cruciale per il Kenya, chiamato alle elezioni generali per la
prima volta dopo l’approvazione della nuova Costituzione. In vista di questo importante
appuntamento, i leader religiosi del Paese hanno incontrato, a porte chiuse, Kofi
Annan, presidente dell’Africa Progress Panel. All’incontro hanno partecipato esponenti
cristiani, indù e musulmani; sul tavolo, l’appello dei religiosi al governo affinché
permetta anche agli attori non statali e alle comunità religiose di portare avanti
la formazione degli elettori, il processo di costruzione della pace e la creazione
di un ambiente favorevole a consultazioni pacifiche, libere e giuste. In una dichiarazione
rilasciata al termine dell’incontro, i religiosi ribadiscono che la riconciliazione
deve essere affrontata nell’arco dei prossimi dodici mesi ed esprimono la loro preoccupazione
per i traumi che ancora esistono nel Paese, causati dalle violenze post-elettorali
del 2007-2008. “Le profonde divisioni all’interno della popolazione – si legge nel
testo – sono il risultato della campagna politica di quattro anni fa e non si sono
ancora concluse. Molti kenioti sono ancora feriti. Tener conto questo, è quindi fondamentale
porre fine a quegli scontri civili che il Kenya ha vissuto”. Per questo, i leader
religiosi chiedono al Paese e alla comunità internazionale di continuare ad insistere
affinché si istituisca un meccanismo credibile per cercare candidati che siano coinvolti
il meno possibile nelle violenze post-elettorali degli anni scorsi. Dal loro canto,
gli esponenti cristiani, indù e musulmani promettono di combinare le loro energie
ed i loro sforzi per predicare la pace, favorire l’unità e riconciliare il Paese.
Centrale anche l’appello lanciato al Panel affinché esorti i politici ad astenersi
da una campagna elettorale basata sull’appartenenza etnica: “I processi politici in
Kenya appaiono incentrati sul fulcro dei gruppi tribali. E ciò, oltre a rendere le
elezioni delle mere maratone etniche, trasforma anche la sconfitta dei candidati che
non verranno eletti in una questione interna alla comunità, piuttosto che in un affare
politico”. I partecipanti all’incontro esortano infine la classe dirigenziale ad avere
fiducia nella Commissione elettorale e a rafforzare i cittadini, affinché siano in
grado di produrre essi stessi ricchezza, in modo da porre fine all’inattività dei
giovani, che è stata tra le cause delle violenze del 2007. (A cura di Isabella
Piro)