2011-10-24 15:03:41

Incontro a Roma sul ruolo delle donne nel processo di cambiamento in atto nel Mediterraneo


“Le donne come agenti di cambiamento nel Mediterraneo”: questo il tema del dibattito organizzato oggi e domani a Roma dal Consiglio d’Europa, su iniziativa della parlamentare italiana Deborah Bergamini, che siede anche nell’Assemblea parlamentare di Strasburgo che riunisce 47 Paesi. A seguire il dibattito presso la camera dei Deputati, c’è per noi Fausta Speranza:RealAudioMP3

La consapevolezza di una fase nuova in tutto il Mediterraneo emerge insieme con la convinzione, sottolineata dal vice segretario generale del Consiglio d’Europa, Maud de Boer Buquicchio: o sarà una società nuova che riconosce il ruolo delle donne, o non sarà democrazia:

“Il rispetto dei diritti della donna è rispetto dei diritti umani. Dunque, questa è la premessa. A partire da questo, quello che secondo me dobbiamo fare, è di accompagnare queste donne che emergono adesso e che hanno la potenzialità di esprimersi e di fare capire l’importanza della loro partecipazione e del rispetto dei loro diritti; dobbiamo accompagnarle perché loro purtroppo non sono abituate …”.

Dell’impegno concreto, la vice segretario generale dice:

“Il nostro compito è di capire, ma anche di dare a queste donne gli strumenti per proteggere le donne nei Paesi che non sono tutti uguali: la situazione è molto diversa dal punto di vista legislativo. Per esempio, in Tunisia i diritti delle donne sono ben rispettati. C’è anche, evidentemente, come in Europa, differenza tra ‘de iure’ e ‘de facto’, però – per esempio – come dicevo, la Tunisia è molto avanzata; in Marocco l’uguaglianza di genere è stata introdotta nella Costituzione e quindi anche là c’è molto progresso …”.

Ma c’è anche la rovente situazione in Libia. E per parlare di donne e diritti è venuta qui a Roma, proprio dalla Libia, l’attivista politica Huda el AbdelAziz Muhamed:

“We should be honest with ourselves …”.
“Dobbiamo essere oneste”, dice; riconoscere che ci sono motivi di preoccupazione. Ma sottolinea anche che il primo obiettivo è stato raggiunto:

“You know, we really achieved our biggest hope, which is freedom: …”
“Abbiamo ottenuto quello che per noi era la speranza più grande: la libertà”, afferma Huda, spiegando che “ora c’è molto da costruire”: innanzitutto “demilitarizzare il territorio, formare un esercito in grado di tutelare la sicurezza a livello nazionale. E poi, costruire un parlamento ed eleggere un presidente”.

Nelle parole di una attivista politica donna, c’è il percorso di speranza della Libia dalla dittatura alla democrazia. (gf)








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