L’impegno della “Fondazione Francesca Rava” per i bambini di Haiti mutilati dal
sisma del 2009
Ad Haiti, continua l’opera della Fondazione “Francesca Rava” in favore della popolazione
colpita dal devastante terremoto di quasi due anni fa. In particolare, presso la Casa
dei Piccoli Angeli, è stato realizzato un centro per garantire la riabilitazione dei
bambini rimasti mutilati a causa del sisma. Circo 180 bambini hanno ripreso a camminare
grazie alle protesi fornite dal sodalizio. Al microfono di Alessandro Gisotti,
il presidente della Fondazione, Maria Vittoria Rava, si sofferma su questa
iniziativa per i bambini di Haiti:
R. – Tantissimi
bambini sono rimasti feriti. Quelli che sono sopravvissuti, sono fortunati, ma nella
fortuna hanno spesso avuto la sfortuna di perdere, oltre alla casa, oltre alla famiglia,
anche un braccio o una gamba. In Haiti, questo è ancora più grave che in qualunque
altro Paese perché non esistono infrastrutture, non esiste trasporto pubblico, non
esistono case nel senso proprio del termine, dove un bambino possa stendersi su un
letto o sedersi per essere accudito e aiutato: è davvero un dramma grandissimo. Così,
si è attivata questa macchina: abbiamo portato i primi tecnici ortopedici dall’Italia
e le macchine per realizzare le protesi lì, sul posto. E padre Nik, che è nostro direttore
da oltre 25 anni in Haiti e dirige tutti i nostri progetti, è stato subito molto lungimirante
ed ha detto: “Guardate che bisogna immediatamente mettere queste protesi, altrimenti
poi i monconi non riusciranno più a riceverle”. Soprattutto, bisogna pensare di seguirli
nel tempo e di fare quindi la riabilitazione, di aiutarli, di insegnare loro a camminare,
di insegnare alle famiglie come curarli.
D. – C’è qualche storia, tra
le tante di questi bambini, che sintetizzi l'importanza del vostro intervento?
R.
– Abbiamo seguito tanti bambini nelle tendopoli dove ora vivono e il fatto di avere
una gamba con cui poter camminare è fondamentale, già solo per la sopravvivenza: lo
è per poter seguire il papà, la mamma o il fratello più grande nell’intera giornata
in cui si va in giro a cercare cibo. Mi ha colpito tantissimo una ragazzina che ho
trovato in ospedale, in uno stato di profonda tristezza; lei diceva: “Io rivoglio
la mia gamba!”. In realtà, poi, è stata salvata e recuperata nel fisico nella Casa
dei piccoli angeli dove le è stata applicata la protesi. E quando ha incominciato
a camminare, ci ha chiesto: “Ma veramente posso camminare? Ma allora, posso anche
correre e posso ballare!”. In una situazione come questa, che io stessa non riuscivo
ad accettare, perché aveva perso tutta la famiglia e oltre a questo anche la casa
e oltre a questo anche una gamba, lei invece ha detto: “Che bello, posso ballare!”.
E’ stato veramente molto commovente ma anche incredibile, perché nella morte c’è vita…
(gf)