2011-10-23 12:16:16

La prima memoria del Beato Wojtyla celebrata alla presenza di molti giovani in San Giovanni in Laterano


Ieri la Chiesa ha celebrato per la prima volta la memoria liturgica del Beato Giovanni Paolo II. A Roma il Servizio diocesano per la pastorale giovanile e quello per le vocazioni hanno proposto ai giovani una veglia di preghiera sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano. L’incontro è cominciato nel pomeriggio ed è proseguito alle 19 con la Messa dedicata al nuovo Beato celebrata dal cardinale vicario, Agostino Vallini. Ma come Beato, quali insegnamenti offre oggi Giovanni Paolo II? Tiziana Campisi lo ha chiesto a don Fabio Rosini, direttore del Servizio per le vocazioni della diocesi di Roma, che ha tenuto le meditazioni della veglia di ieri:RealAudioMP3

R. - La celebrazione della prima memoria del Beato Giovanni Paolo II ha avuto il senso di una presa di possesso della sua eredità. Tre tematiche hanno fondamentalmente animato questa riflessione: il parlare dell’uomo per Giovanni Paolo II, come è apparso nella sua visione altamente positiva, il parlare della missione di quest’uomo redento e di tutto quello che di bello può fare, il lasciarci toccare dalla luce che il suo dolore e la fine della sua vita così debole e, allo stesso tempo, così possente nell’illuminare la nostra vita, nella luce e con l’aiuto della Beata Vergine Maria, ha sempre guidato Giovanni Paolo II.

D. - Parliamo della prima tematica: l’uomo…

R. - Il messaggio è quello di una grande fiducia che l’uomo può avere in Dio riguardo a se stesso. Il messaggio fondamentale è che Cristo ha riportato l’uomo a Dio e che l’uomo è veramente capace di Dio: è capace di grande dignità, di grande nobiltà. La relazione con Dio non deturpa, non impoverisce, non mette in secondo piano l’uomo, ma lo innalza, gli dà una bellezza completa e autentica, lo riporta a se stesso. Questo Giovanni Paolo II ci ha detto con forza, con calore, con gioia.

D. - Questo è un po’ il punto di partenza: ogni uomo rifletta per riscoprire se stesso, per partire verso dove? Qui arriviamo alla missione…

R. - La missione dell’uomo è coincidente con la missione di Cristo: scoprendo in Cristo la nostra immensa bellezza, noi scopriamo la nostra immensa potenzialità e quindi “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”, dice Gesù. Ecco allora che noi abbiamo una analogia con la sua missione: essere mandati dal Padre. Questo ci apre al poter interpretare ogni fatto della nostra vita come un’avventura, in cui siamo inviati da Dio. Ogni fatto, ogni esperienza - trasformare il lavoro, lo studio, l’avventura della propria sfida affettiva, il bene dell’amicizia e tutte le cose, più piccole e più grandi, che ci possono essere nella vita - possa dunque essere una missione, un compito importante con uno scopo fondamentale: quello di mostrare, vivere, raggiungere, "assaggiare" la gloria di Dio in ogni fatto della nostra vita. (mg)







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