Padre Lombardi: l'Anno della fede alla luce del 50° del Vaticano II
L’incontro e la Messa condivisi domenica scorsa con i “nuovi evangelizzatori” sono
stati per Benedetto XVI l’occasione più adatta per indire, a partire dall’11 ottobre
2012, l’“Anno della fede”. Una iniziativa – ha detto il Papa in quella circostanza
– pensata “per dare rinnovato impulso alla missione di tutta la Chiesa di condurre
gli uomini fuori dal deserto in cui spesso si trovano” verso “l’amicizia con Cristo”.
Ma anche un modo per dare dimensione universale a uno degli obiettivi di fondo del
Pontificato, come sottolinea padre Federico Lombardi nel suo nel suo editoriale
per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:
L’Anno della
fede, annunciato nei giorni scorsi dal Papa, deve essere considerato una delle iniziative
caratterizzanti di questo Pontificato. Come la lettera di indizione afferma fin dalle
prime frasi, la memoria corre immediatamente a quel primo discorso del nuovo Papa
nella Cappella Sistina, la mattina dopo l’elezione, quando affermava “l’esigenza di
riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza
la gioia e il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo”. E torna pure all’ispirazione
evidente e centrale di tutti i discorsi del suo ultimo viaggio in Germania e all’istituzione
del Dicastero per la promozione della nuova evangelizzazione.
Con felice
intuizione il Papa lega strettamente l’Anno della fede al 50.mo del Vaticano II. Mentre
il Concilio continua ad essere oggetto di discussioni e di appropriazione di parte,
è giusto che la lettura e rilettura della sua ricchissima eredità, la sua traduzione
in pratica da parte di tutto il popolo di Dio nelle sue diverse componenti, continui
ad essere efficacemente guidata dal Papa, come dai Papi è stato indetto e guidato
nella sua realizzazione, e preso come “bussola” del cammino seguente della Chiesa.
Ma Benedetto XVI ricorda anche il 20° della pubblicazione del Catechismo
della Chiesa cattolica, opera di incredibile coraggio, voluta fermamente da Giovanni
Paolo II in fedeltà al Concilio, per dire oggi la nostra fede nel modo il più possibile
completo, organico e chiaro. Punto di riferimento prezioso, che il già cardinal Ratzinger
conosce molto bene, avendovi avuto parte determinante.
Ma l’Anno sarà
soprattutto una nuova tappa di una storia, di un cammino vivo, che viene da lontano,
dalla creazione del mondo, da Abramo e Mosè, da Davide e dai profeti, da quel “gran
numero di testimoni” di cui parla la Lettera agli Ebrei (cap. 11-12), nella cui scia
si sono posti Maria, gli apostoli, i martiri e i santi, e in cui il Papa ci esorta
a metterci anche noi, “tenendo sempre fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore
della fede” (Ebr 12,2). E che altro di più importante dovrebbe dirci il pastore del
popolo di Dio in cammino?