2011-10-22 16:24:53

Lungo incontro dell'Ecofin per accordo su Fondo salva Stati e perdite banche


I Paesi dell'Eurozona terranno un altro Eurogruppo d'emergenza nel pomeriggio, subito dopo la riunione di stamattina che ha dato il via libera alla sesta tranche di aiuti alla Grecia, che aspetta ora il nulla osta del Fondo monetario internazionale (Fmi), ma non ha raggiunto un accordo su fondo salva-Stati e situazione delle banche. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

La crisi dei debiti fa saltare gli schemi Ecofin e per la prima volta l’Eurogruppo, dopo l’incontro di ieri sera e di questa mattina, si ritrova di nuovo nel pomeriggio. La crisi lo impone e, in particolare, domani c’è il summit dei leader europei al quale si vuole arrivare con qualche accordo. Secondo diverse fonti, l'Eurogruppo di ieri sera è stato dei più litigiosi che l'Eurozona ricordi: il presidente, Jean Claude Juncker, ha cancellato la consueta conferenza stampa, lasciando trapelare che le divergenze tra Germania e Francia ostacolano le decisioni e quindi una soluzione rapida al problema dei debiti. C’è poi lo scontento di alcuni Paesi che non riconoscono progressi sostanziali da parte della Grecia, la cui situazione continua a peggiorare. La riunione dell'Ecofin di oggi dovrebbe dare almeno una risposta sulla ricapitalizzazione delle banche A questo proposito, Juncker è stato chiaro: le banche esposte in Grecia dovranno subire “perdite sostanziali”. E le cifre che girano considerano una forchetta tra il 40% e il 60%. Dunque, i nodi da sciogliere sono: aumento della potenza del Fondo e perdite delle banche esposte sul debito greco. In vista del vertice di domani, si profila in serata un pre-vertice Merkel-Sarkozy-Van Rompuy-Barroso, al quale potrebbero aggiungersi anche il presidente della Bce, Trichet, e quello dell'Fmi, Christine Lagarde. A parlare di “vero pericolo” per tutte le economie europee è il ministro delle Finanze britannico, George Osborne, che sottolinea la “crisi dei debiti che agita la zona euro”. Ma il ministro britannico afferma pure che si cercherà di trovare una soluzione completa alla crisi, con misure a lungo termine, perchè "è anche nell'interesse di Londra”.

Croazia: no a processi in Serbia di cittadini croati per crimini di guerra
Il parlamento croato ha approvato ieri la legge che dichiara nulle e prive di ogni valore legale le procedure della giustizia serba e della ex Jugoslavia a carico di cittadini croati, sospettati di crimini di guerra compiuti durante il conflitto armato del 1991-1995. Il provvedimento era stato annunciato poco dopo l'invio da parte della giustizia serba di atti d’accusa a carico di un gruppo di esponenti ed ex dirigenti politici e veterani croati, sospettati di genocidio e rivolta armata. Critiche da Belgrado, secondo cui il provvedimento "non contribuisce alla riconciliazione nella regione". Dall’Unione Europea erano giunte voci di preoccupazione per i contenuti della legge prima del voto.

La Tv turca parla di 53 terroristi del Pkk uccisi in operazione nell’est Paese
Nell'operazione di terra che le Forze armate turche stanno conducendo soprattutto nell'est della Turchia, ma anche in territorio iracheno, sono stati uccisi “53 terroristi” del Pkk: lo riferisce il canale televisivo pubblico turco Trt. L'operazione, condotta anche con aerei ed elicotteri fin dall'altro ieri, prosegue come mostrano immagini della stessa emittente.

Eletti 4 dei 5 nuovi membri Onu per 2012-2013
Marocco, Pakistan, Guatemala e Togo sono quattro dei cinque nuovi membri non permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per il biennio 2012-2013. Rimane da assegnare ancora un seggio, quello riservato alla regione dell'est Europa. Dopo nove turni di votazione, l'Assemblea Generale ha aggiornato a lunedì prossimo la riunione per eleggere l'ultimo componente, rinviando il ballottaggio tra Slovenia e Azerbaijan. Secondo quanto stabilito dalla carta dell'organizzazione internazionale, i posti vengono assegnati in base ai gruppi regionali: tre sono appannaggio di Africa e Asia-Pacifico, uno dell'Europa dell'Est e dell'America Latina e Caraibi. I delegati dei 193 Paesi dell'Assemblea generale Onu hanno votato con scrutinio segreto gli Stati che dal primo gennaio prossimo sostituiranno le nazioni uscenti: Gabon, Libano, Brasile, Nigeria e Bosnia Erzegovina. Per essere eletti, i nove candidati dovevano ricevere la preferenza dei due terzi dell'Assemblea. Il Pakistan sarà presente in Consiglio di Sicurezza per la settima volta da quando è entrato a far parte delle Nazioni Unite nel 1947. Si tratta del terzo mandato per il Marocco e del secondo per il Togo. Il Guatemala, unico Paese a non avere avuto concorrenti nella sua area regionale, farà invece parte dei Quindici per la prima volta. I nuovi eletti siederanno in Consiglio insieme a India, Colombia, Germania, Portogallo e Sud Africa, gli altri cinque membri non permanenti in carica fino alla fine del 2012. Oltre ai cinque Stati permanenti con diritto di veto: Francia, Stati Uniti, Russia, Cina e Inghilterra.

Scontri a Mogadiscio: uccisi finora 70 militari dell’Unione Africana
In Somalia, si continua a combattere. In totale sarebbero oltre 70 i soldati della forza di pace dell'Unione Africana uccisi dai miliziani somali da quando è iniziata l'offensiva nella capitale. Al momento i fondamentalisti islamici di al Shabab controllano Mogadiscio e gran parte delle regioni del Paese. Si accentuano anche le tensioni con il Kenya dopo l'intervento dell'esercito regolare avvenuto venerdì e sabato, nella zona di confine con la Somalia. Secondo gli analisti, l’intervento è servito per garantire sicurezza al campo profughi di Dadaab e alle località turistiche della costa. Inoltre, Nairobi ha intensificato le misure antiterroristiche: ieri, due uomini sono stati arrestati perché sospettati di far parte della rete di Al Shabab. Non si placa intanto il dramma dei profughi. Molti, infatti, continuano a dirigersi verso nord, per intraprendere la traversata del Golfo di Aden, rischiando la vita in mare.

Risoluzione Onu condanna della violenza da parte del governo yemenita
Gli Stati Uniti esprimono soddisfazione per “la forte azione” intrapresa dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, che ha adottato all'unanimità una risoluzione di condanna per l'uso della violenza da parte del regime yemenita contro le manifestazioni per la democrazia. “Oggi, la comunità internazionale ha inviato senza ambiguità un segnale al presidente (Ali Abdullah) Saleh, affinchè risponda alle aspirazioni del popolo yemenita e accetti immediatamente la transizione dei poteri”, ha scritto in una nota il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Mark Toner. La risoluzione 2014 approvata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu “chiede al presidente Saleh di firmare e applicare un accordo politico sulla base dell'iniziativa del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg) senza ritardi, chiede alle parti di astenersi dall'uso della violenza e sollecita le autorità yemenite a proteggere i diritti universali dei cittadini yemeniti”, ha sottolinato ancora Toner. Il piano del Ccg prevede tra le altre cose la garanzia dell'immunità per Saleh e la sua famiglia, in cambio della cessione del potere ad un governo di transizione.

Domani elezioni in Tunisia: le prima del dopo Ben Ali
In Tunisia, domani, i cittadini saranno chiamati al voto per le elezioni legislative, le prime dopo la “Rivoluzione dei gelsomini” che ha provocato la caduta del presidente Ben Ali. A descrivere il clima che ha caratterizzato la campagna elettorale, nell’intervista di Davide Maggiore è Tommaso Caprioglio, analista giuridico della missione di osservazione dell’Unione Europea, presente nel Paese da settembre:RealAudioMP3

R. - Attualmente, la situazione è assolutamente tranquilla. Io credo che ci sia nel Paese molto attesa e anche molta serenità. Ogni tanto sui giornali, anche sui social network, ci sono delle impennate in cui parte della popolazione si sente più spaventata per qualche messaggio che non viene compreso. Generalmente, però, credo sia più che altro ansiosa di poter manifestare liberamente e democraticamente il suo voto. Ritengo che l’esempio della Tunisia potrebbe essere fondamentale per guidare anche tutti gli altri Paesi della “primavera araba”.

D. - Quali sono i compiti della missione dell’Unione Europea, la più numerosa tra quelle presenti in Tunisia?

R. - I nostri compiti sono, per l'appunto, quelli di seguire tutto il processo elettorale e non unicamente il giorno dello scrutinio. Noi qui siamo in qualità di osservatori e non stiamo facendo dell’assistenza tecnica: alla fine della nostra missione, quindi, faremo sicuramente delle raccomandazioni alla Commissione elettorale per i prossimi scrutini.

D. - Quali sono le possibili difficoltà tecniche da prendere in considerazione in un contesto come questo?

R. - Sicuramente, qui in Tunisia, la caratteristica principale è il grande numero di liste presenti, ma in un panorama come quella di una rivoluzione è alquanto comune. Anche perché il voto è col sistema proporzionale e quindi è come se stessimo per vivere 27 elezioni, circoscrizione per circoscrizione in Tunisia, e 6 elezioni differenti dell’estero. E' un panorama molto complesso e per la prima volta le autorità stanno organizzando delle vere elezioni. La Commissione elettorale esiste solamente dal mese di maggio: i giudici elettorali non avevano mai operato in questa veste. Tutti gli attori, tutti gli interlocutori si trovano veramente per la prima volta davanti ad una grande sfida.

D. - Che bilancio si può dare della campagna elettorale e del suo svolgimento concreto?

R. - La campagna elettorale è stata “tiepida”. Spesso i partiti spesso - soprattutto le liste indipendenti - anche per mancanza di mezzi e anche per una regolamentazione molto stretta della campagna elettorale, non hanno potuto effettivamente essere visibili. Il criterio del finanziamento della campagna elettorale ha fatto sì, in concreto, che non si siano viste delle grandissime disparità: le liste hanno dovuto limitare o concentrare i loro sforzi di campagna solamente in pochi eventi. Fortunatamente, i candidati hanno avuto la massima libertà nell’effettuare la campagna. (mg)

Arabia Saudita: morto l’erede al trono
È morto l'erede al trono dell'Arabia Saudita, il principe Sultan bin Abdul Aziz. Nato ufficialmente il 5 gennaio 1928, a Riyad, ma secondo alcune fonti occidentali sarebbe nato nel 1924, era il quindicesimo figlio del Re Abudul Aziz e di sua madre principessa Hassa Al-Sudairi. Il principe, il primo nella linea di successione, è stato ministro della Difesa, ed era dal mese di giugno negli Stati Uniti per esami medici e negli ultimi anni si era assentato dal suo Paese diverse volte per motivi di salute.

Domani elezioni in Argentina: favorita la presidente, divisa l’opposizione
Secondo molti analisti la presidente dell’Argentina, Cristina Fernandez de Kirchner, uscirà vincente dalle elezioni di domani con un distacco “storico'' sui suoi avversari. In molti prevedono anche come conseguenza grandi sfide sul piano economico, sociale e della sicurezza, di fronte a un'opposizione che soffre di una crisi definita dai media “monumentale''. Il servizio di Francesca Ambrogetti:RealAudioMP3

Nell’angolo del quadrilatero opposto alla Kirchner, c'è un’opposizione debole e divisa: nessuno degli esponenti è stato in grado di presentare un programma convincente. Dopo le elezioni primarie di agosto, una specie di prova generale di quelle di domani, le intenzioni di voto per Cristina Kirchner non hanno fatto altro che salire. Il solo candidato che, secondo i sondaggi, potrebbe crescere è il socialista Hermes Binner, ma nelle migliori delle ipotesi gli si attribuisce il 20 per cento: ben al di sotto del 55, che dovrebbe andare al partito al governo. Uno scarto incolmabile e inedito nella storia elettorale argentina. I grandi sconfitti saranno - si prevede - i candidati del partito di centro Unione civica radicale e della dissidenza peronista di destra. Il previsto avallo delle urne al governo non stupisce gli osservatori, che lo attribuiscono in parte alla crescita sostenuta dell’economia, dopo la grave crisi di quasi 10 anni fa. Inflazione, insicurezza e denunce di corruzione, alcuni dei problemi sull’altra faccia della medaglia, bersaglio delle critiche dell’opposizione, non fanno paura - a quanto pare - alla maggior parte degli elettori.

Rapporto governo indiano: metà dei bambini malnutriti
Quasi la metà dei bambini indiani al di sotto dei cinque anni soffre di malnutrizione, mentre il 70% accusa sintomi di anemia. È quanto si legge in un rapporto del governo sullo sviluppo sociale presentato ieri a New Delhi e relativo all'anno 2008-2009. Le statistiche dell'Human Development Report 2011 hanno rivelato che stranamente a soffrire la fame sono gli Stati più industrializzati, come il Gujarat e il Maharashtra, piuttosto che quelli più poveri e arretrati, come Bihar e Uttar Pradesh. Il rapporto è basato su tre indicatori: istruzione, salute e standard di vita (casa, elettricità e telefono). Su quest'ultimo parametro ci sono stati dei progressi. Il numero di case con la luce elettrica è passato dal 64% al 75% dal 2002. Ma è ancora allarmante la situazione delle condizioni sanitarie: la metà delle abitazioni indiane non dispone di servizi igienici. In un distretto del Maharashtra (dove sorge Mumbai), chiamato Melghat, sono morti 500 bambini in un anno, tra cui 266 negli ultimi quattro mesi, come hanno ammesso le autorità locali.

Vittoria indios: la strada nella riserva amazzonica Isiboro Securè non si farà
Il presidente boliviano, Evo Morales, ha annunciato ieri che la strada nella riserva dell'Isoboro Securè non si farà e ha rinviato la questione al parlamento affinché queste terre vengano dichiarate "intoccabili". É una vittoria per gli indios della selva, che per 70 giorni e 610 chilometri hanno camminato dalle Terre basse fino alla capitale affrontando anche episodi di repressione della polizia. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Giovanni Cossu)


Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 295







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