Domani in piazza San Pietro le canonizzazioni di mons. Conforti, don Guanella e
suor Bonifacia de Castro
In coincidenza con la Giornata missionaria mondiale, il Santo Padre celebrerà domani
mattina, in una solenne Eucaristia sul sagrato della Basilica Vaticana, il rito di
canonizzazione dei Beati Luigi Guanella, sacerdote fondatore della Congregazione dei
Servi della Carità e dell’Istituto delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza,
Guido Maria Conforti, arcivescovo e fondatore della Pia Società di San Francesco Saverio
per le missioni estere, e Bonifacia Rodríguez de Castro, fondatrice della Congregazione
delle Serve di San Giuseppe. Le loro figure sono ricordate in questo servizio da Roberta
Barbi:
Un sacerdote
che ha dedicato l’intera vita al prossimo, un missionario “nel cuore” e vescovo in
patria e una religiosa che ha saputo tener fede ai suoi voti pur immersa nel mondo
del lavoro, con la lungimiranza che solo i Santi possono avere. Sono giganti di virtù,
le tre figure vissute a cavallo tra XIX e XX secolo che il Papa canonizzerà domani
in Vaticano. Don Guanella era un sacerdote originario della provincia di Sondrio,
abituato al sacrificio e al lavoro e attento ai più poveri. Il suo carisma sta nell’annuncio
biblico della paternità di Dio che non emargina né dimentica mai i suoi figli. Del
Signore lui si sentiva umile strumento, perché, come diceva sempre, “è Dio che fa”,
come ricorda anche il postulatore della causa di canonizzazione, padre Mario
Carrera:
“Si sentiva davvero uno strumento nelle mani di
Dio per realizzare quel bene, perché tutte le persone che incontrava - e soprattutto
i più poveri - avessero davvero un sentimento di gratitudine e un sorriso nei confronti
della vita. Questo per don Guanella era la cosa importante: far sentire tutti amati
da Dio, perché Dio è Padre”.
Il giovane Luigi Guanella amava leggere
le vite dei Santi, poi ne conobbe due: San Giovanni Bosco e San Giuseppe Cottolengo.
Da loro imparò a prendersi cura degli altri, a “coricare” i poveri come una mamma
prende sul cuore il proprio bambino. Per questo, quando giunse “l’ora della misericordia”,
come chiamava il momento propizio del favore divino, organizzò le case gestite dalla
sua Congregazione secondo lo spirito di una famiglia, come sottolinea ancora padre
Carrera:
“Don Guanella prende lo spunto dalla famiglia di Nazareth e
ogni sua Casa della Carità era davvero un’immagine, un’impronta della Casa di Nazareth,
dove tutti i ricoverati non erano e non sono neppure oggi solo dei ricoverati, ma
sono presenti all'interno di una famiglia, in una realtà e in una dimensione umana
dove anche le persone, gli assistenti, ma soprattutto in questo caso le suore e i
preti, sono davvero come i papà e le mamme di questo focolare e la gestiscono in modo
che tutti si sentano davvero in famiglia”.
Guido Maria Conforti era
nato a Parma, diocesi che guidò per 25 anni e dove realizzò il proprio sogno missionario,
dandogli la forma delle visite pastorali. Una salute particolarmente cagionevole,
infatti, gli aveva impedito di seguire le orme di San Francesco Saverio e di partire
verso l’Oriente, ma questo non ostacolò la sua vocazione, che crebbe salda e forte.
Una vocazione maturata molto presto, sulla via che lo conduceva a scuola, dove il
suo sguardo s’incontrò per la prima volta con quello del Cristo crocifisso. Il postulatore
della causa di canonizzazione, padre Guglielmo Camera, spiega
quale insegnamento questo Santo dà ai missionari di oggi:
“Si dice che
il Conforti sia stato uno dei più grandi missionari del XX secolo: ed è stato soltanto
un mese in missione… Proprio per questo motivo, la sua anima era totalmente dedicata
alla missione: perché missionario è soprattutto colui che ha fatto proprio il progetto
di Gesù di arrivare in tutto il mondo a portare il Vangelo, a dire che il Padre ci
ama, a fare del mondo una famiglia. Questa è la sottolineatura del vescovo: il vescovo
è incaricato - come gli Apostoli - di adempiere il progetto di Gesù, anzi al testamento
di Gesù, di andare in tutto il mondo e quindi il vescovo è consacrato per il mondo
intero”.
Cordonaia dall’età di 15 anni per aiutare economicamente la
famiglia, suor Bonifacia Rodríguez de Castro di Salamanca, Spagna, è una donna moderna,
che seppe coniugare il suo ruolo di religiosa ed educatrice nella fede a quello nel
laboratorio di cucito dove accoglieva le donne costrette al lavoro dalla povertà.
Attraverso di lei si realizzò l’originale intuizione del gesuita padre Francisco Butinyà,
che realizzava l’insegnamento di Sant’Ignazio: “Cercare e scoprire Dio in tutte le
cose”. Bonifacia lo scoprì nel lavoro, mettendosi alla sequela del Gesù degli anni
di Nazareth, unendo preghiera e attività manuale nella semplicità della vita quotidiana:
un esempio per le lavoratrici di oggi, come afferma la postulatrice suor
Victoria López Luaces:
“In primo luogo il lavoro è degno:
non è un castigo, ma un’opportunità; qualcosa di grande per la persona. Nel lavoro,
trovare Dio e trovare se stessi è una delle principali cose della vita. Madre Bonifacia
lo ha vissuto e lo ha insegnato alle sorelle. Possiamo dire - in secondo luogo - che
è quello che ha fatto Gesù, negli anni della sua vita a Nazareth: seguire le orme
di Gesù lavoratore è anche una vocazione. Il principale valore del lavoro è il servizio:
sappiamo che servire gli altri è veramente una fonte di gioia”. (mg)