Convegno delle Acli a Genova su famiglia, giovani e piccole imprese
Famiglie, piccole imprese, giovani: sono in sintesi, secondo le Acli, le aree sulle
quali devono concentrarsi gli interventi della politica, specialmente pensando al
decreto sviluppo e alla delega fiscale. Una settimana dopo l’incontro di Todi, con
le associazioni cattoliche, l’organizzazione ha voluto confrontarsi oggi in un convegno
a Genova dal titolo “Famiglia, lavoro e società civile. Buoni semi per un futuro di
speranza”. A intervenire è stato anche il cardinale arcivescovo della diocesi e presidente
della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco, che ha sottolineato la necessità
di reagire alla trasformazione epocale in atto, all’individualismo contemporaneo,
con un umanesimo plenario aperto alla trascendenza da cui discende una concezione
di famiglia, lavoro, società, che e' patrimonio dell'Europa e che nasce dalla fede
cristiana. Debora Donnini ha intervistato il presidente delle Acli, Andrea
Olivero:
R. – In questi
anni, purtroppo, il fisco è stato nemico della famiglia. Noi chiediamo oggi che si
proceda nella direzione del quoziente familiare o di quel Fattore-famiglia che propone
il Forum delle Famiglie e comunque di un fisco che tenga conto del numero di figli
a carico e che valorizzi la famiglia. Questo, naturalmente, assieme ad altri elementi,
in particolare un sostegno alle piccole e medie imprese che sono la vera ossatura
dell'economia diffusa del Paese, che si è dimostrata - anche in questi anni di crisi
drammatica - l’unica capace di reggere perché è fondata su una visione dell’economia
che ha al centro l’uomo, i suoi valori, l’attenzione al territorio. Se si vuole fare
veramente sviluppo, lo sviluppo deve avere queste connotazioni.
D. –
Oggi è intervenuto il cardinale Bagnasco. Cosa l’ha colpita del suo discorso?
R.
– Il cardinale ci ha richiamati con forza all’elemento della spiritualità come punto
base per un vero rinnovamento della politica e della società. Io credo sia davvero
giusto quello che ci ha detto, se vogliamo che si vadano a modificare non soltanto
alcuni aspetti esteriori dello stare in politica o del costruire – appunto – nuove
organizzazioni sociali. Senza un radicamento cristiano non si ha una speranza vera,
e credo che per noi cristiani che ci impegniamo ogni giorno nel sociale questo sia
anche un modo per evitare la deriva in un attivismo senz’anima. Noi cristiani stiamo
in politica da cristiani: senza alcuna arroganza, senza pensare di avere soluzioni
facili ai problemi concreti, ma convinti di avere una forza che ci deriva dalla possibilità
di confrontarci con rigore con la Dottrina sociale della Chiesa, e quindi con la Parola.
D.
– Lei ha sottolineato anche l’importanza, in questo Paese, di un accordo tra generazioni,
che sposti risorse verso i più giovani. Nel decreto sviluppo chiedete qualcosa in
questo senso?
R. – Chiediamo in particolare che si tenga conto dei giovani
in difficoltà. Abbiamo visto che si sta discutendo intorno alla possibilità di accesso
al credito da parte dei giovani: a noi piacerebbe che si inserisse un piano straordinario
per l’occupazione giovanile, eventualmente riconoscendo sgravi contributivi più consistenti
a quelle imprese che si assumessero la responsabilità – anche in questo momento difficile
– di assumere giovani. (gf)