Kosovo: la Kfor interviene al confine con la Serbia
La missione internazionale in Kosovo, la Kfor, è intervenuta all’alba al confine con
la Serbia per la rimozione delle barricate e dei blocchi stradali messi in atto negli
ultimi mesi proprio dai serbi. Non sono segnalati scontri di rilievo, ma almeno 8
militari Nato sono rimasti feriti nell’operazione. La Kfor ha, quindi, preso il controllo
dei posti di frontiera di Brnjak e Jarinje. Ma perché proprio ora l’azione della missione
internazionale nel nord del Kosovo? Giada Aquilino lo ha chiesto a Luka
Zanoni, direttore responsabile della testata web "Osservatorio Balcani e Caucaso":
R. – Era
annunciata in un certo senso. Era stato posto un termine, qualche giorno fa; sarebbe
dovuto scadere ieri, poi era stato prorogato di 24 ore pensando che in una seduta
congiunta con i quattro sindaci delle municipalità del Nord del Kosovo più i rappresentanti
Kfor si sarebbe trovata un’intesa. L’intesa non è stata trovata e la Kfor ha sostanzialmente
tenuto fede alla sua posizione iniziale: togliere le barricate. Perché adesso? Probabilmente
c’è un motivo anche molto pratico: la Kfor sta trasportando personale – doganieri,
probabilmente anche rappresentanti Eulex – con elicotteri e questa è un’operazione
molto costosa. Oltretutto, si avvicina il periodo invernale e quindi sarà ancora meno
possibile effettuare tali viaggi.
D. – Sono ormai mesi che al confine
tra Serbia e Kosovo è tornata alta la tensione. Ci sono rischi per la sicurezza?
R.
– I rischi per la sicurezza possono essere quotidiani: anche oggi la Kfor ha sparato
lacrimogeni, ha utilizzato spray al peperoncino, settimane fa ha utilizzato pallottole
di gomma … Diciamo che le tensioni sono quotidiane, soprattutto per chi vive in quelle
zone. Ormai è da luglio che c’è questa escalation, da quando c’erano stati la diatriba
sul riconoscimento dei bolli doganali e il tentativo di occupazione dei posti di frontiera
da parte del governo di Pristina. La cosa interessante, secondo me, è che il Kosovo
inizia a diventare un elemento importante per la campagna elettorale che, in qualche
modo, è già iniziata. La Serbia infatti avrà le elezioni nella primavera del 2012
e i partiti politici si stanno già posizionando.
D. – Tra l’altro, l’Unione
Europea ha fatto timide aperture per un avvicinamento della Serbia ma a patto che
migliorino i rapporti con il Kosovo …
R. – Certo, questa è la condizione
che è stata posta. La Serbia è stata “ricompensata” per il lavoro svolto con il Tribunale
internazionale dell’Aja per i crimini nella ex-Jugoslavia, consegnando gli ultimi
latitanti: ne ha consegnati 46; l’ultimo era Goran Hadžić, ma prima
ancora il più noto era stato Ratko Mladic. Per potere avere una data concreta per
l’avvio dei negoziati con l’Unione Europea, la Commissione auspica un dialogo, un
ritorno alle trattative e ai tavoli negoziali che già c’erano stati – ricordiamolo
– tra Pristina e Belgrado. (gf)