In Vaticano il Convegno degli Ordinariati militari. Il cardinale Herranz: i soldati
cristiani sono chiamati alla santità
L’evoluzione giuridica degli ordinariati militari e il 25.mo anniversario della Costituzione
apostolica “Spirituali militum curae” di Giovanni Paolo II sono tra i temi al centro
del VI Congresso internazionale degli ordinari militari, in corso in Vaticano fino
al prossimo 23 ottobre. Durante il Convegno, promosso dalla Congregazione per i Vescovi
e dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, si terrà anche il terzo Corso internazionale
di formazione dei cappellani militari cattolici al diritto umanitario. Quale è oggi,
in un mondo in continua trasformazione, il ruolo degli Ordinariati militari? Amedeo
Lomonaco lo ha chiesto la cardinale Julían Herranz, presidente emerito
del Pontificio Consiglio per l’Interpretazione dei Testi Legislativi:
R. - Partecipano,
senz’altro, alla missione generale della Chiesa di evangelizzare il mondo: far conoscere,
e conoscendo, far amare Dio. In secondo luogo facendolo, in modo specifico, nel mondo
militare, nel mondo castrense, perché qui ci sono speciali necessità, alle quali la
pastorale della Chiesa cattolica ha risposte molto precise da dare.
D.
- Spesso la voce della Chiesa si leva alta per promuovere la pace, prima di conflitti
o quando soffiano purtroppo venti di guerra: quali sono le sfide dell’azione evangelizzatrice
degli Ordinariati militari in tempi di pace?
R. - Gli Ordinariati militari,
che prima si chiamavano Vicariati castrensi, erano pensati già ai tempi dell’imperatore
Costantino per accompagnare i fedeli militari che andavano in guerra: non potendo
usufruire dell’assistenza spirituale dei parroci legati al territorio, accompagnavano
le truppe per non far rimanere questi soldati senza assistenza spirituale in momenti
particolarmente importanti. Questa è, però, una parte minima della funzione dei cappellani
castrensi, perché normalmente – grazie a Dio – gli eserciti sono in pace. Tuttavia,
anche in tempo di pace questa missione si deve realizzare. Ma come? Attraverso l’applicazione
di quello che è stato il principio fondamentale del Concilio Vaticano II: la chiamata
universale alla santità e all’apostolato. I soldati – tutti – hanno, in quanto cristiani,
il diritto-dovere, che nasce dal Battesimo, di essere santi e, quindi, di vivere pienamente
la loro vocazione cristiana e di essere apostoli. E quindi sono elementi, non soltanto
passivi, ma anche attivi di evangelizzazione. Questo è il compito che si dà nella
Chiesa universale e che nei Vicariati castrensi permette che i cappellani castrensi
formino le coscienze di tutto il personale militare con questo bisogno di evangelizzare,
di portare Cristo.
D. - Come vengono formati oggi i cappellani militari
per aprire questa strada alla santità?
R. - Mediante l’azione che svolgono
gli ordinari militari, cioè i pastori di queste giurisdizioni ecclesiastiche particolari.
Si tratta di una pastorale specifica e, quindi, devono essere formati specificamente
i cappellani, con un approfondimento sui punti nevralgici relativi alle necessità
pastorali che caratterizzano il mondo castrense: la formazione alla pace. Anche se
questa è una conseguenza di formare bene le coscienze e quindi di far penetrare a
fondo, nell’anima di tutto il personale castrense, le esigenze del Vangelo e la conoscenza
di Cristo.
D. - Il Papa ha appena indetto l’“Anno della Fede”: come
ci si avvicina a queste celebrazioni?
R. - Evidentemente, ravvivando
la fede nelle anime. Tutta la pastorale ha come base fondamentale la fede: molte volte
si parla delle conseguenze nella vita sociale, nella vita economica, nella vita politica,
nella vita sindacale, nella vita familiare della fede cristiana, dell’essere cristiano…
Ma bisogna prima conoscere bene che cosa è la fede cristiana e la fede cattolica in
concreto. Evidentemente, queste circoscrizioni pastorali specifiche, che sono gli
Ordinariati militari, troveranno nell’“Anno della Fede” una forma per rispondere non
soltanto con coraggio, ma anche con la grande intelligenza di applicare concretamente
quella che è un’esigenza universale della Chiesa cattolica. (mg)