2011-10-19 15:05:51

Amnesty denuncia: da Usa, Europa e Asia valanghe di armi in Nord Africa


“Stati Uniti, Russia ed altri Paesi europei hanno fornito grandi quantità di armi a governi repressivi del Medio Oriente e dell'Africa del Nord”, prima delle rivolte che quest’anno hanno caratterizzato la cosiddetta "primavera araba", “pur avendo le prove del rischio che quelle forniture avrebbero potuto essere usate per compiere gravi violazioni dei diritti umani”. A denunciarlo è oggi Amnesty International, nel rapporto dal titolo: "Trasferimenti di armi in Medio Oriente e Africa del Nord: le lezioni per un efficace Trattato sul commercio di armi". A illustrare il documento è Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – I Paesi verso cui sono state inviate armi dal 2005 fino all’inizio della "primavera araba" sono Bahrein, Egitto, Libia, Siria e Yemen. In questi ultimi due Paesi, Siria e Yemen, la repressione è ancora in corso anche grazie a quelle armi che sono state inviate da diversi Paesi dell’Unione Europea, Italia inclusa, ma anche dagli Stati Uniti, dalla Russia, dalla Cina e dall’India. Sono armi che per definizione hanno una data di scadenza infinita e dunque continuano a essere usate anche nei combattimenti in corso in Libia in queste settimane.

D. – Dei vostri ricercatori si sono recati, per esempio, in Siria e in Libia. Cosa hanno scoperto?

R. – In Libia, hanno scoperto tante armi provenienti dai Paesi dell’Unione Europea che ancora vengono utilizzate: nel porto di Misurata, in particolare, hanno rinvenuto pezzi di munizioni a grappolo fornite dalla Spagna nel 2007. E e la Spagna, un anno dopo, ha firmato la Convenzione sulle munizioni a grappolo che proibisce l’esportazione di armi così letali. In Siria, abbiamo rinvenuto tante armi di provenienza da Paesi dell’ex Unione Sovietica e che ancora oggi arrivano dalla Russia: quest'ultima destina alla Siria il 10 per cento di tutte le sue esportazioni. Sempre in Siria, abbiamo rinvenuto veicoli blindati prodotti e forniti dall’India e munizioni che la Francia ha inviato tra il 2005 e il 2009 al governo di Damasco.

D. – Sono state citate le munizioni a grappolo: ma in generale di quali armi stiamo parlando?

R. – Di razzi, proiettili, fucili, materiali per l’artiglieria, obici, strumenti e agenti chimici per il controllo delle manifestazioni, gas lacrimogeni, carri armati, armi leggere, armi pesanti, veicoli blindati di altro tipo… E’ un elenco infinito purtroppo. Il giro d’affari è incalcolabile. Pensiamo soltanto che gli Stati Uniti d’America, per citare un caso, hanno venduto all’Egitto armi per un valore di un miliardo e trecento milioni di dollari ogni anno.

D. – Perché, secondo Amnesty, si assiste a un “fallimento degli attuali controlli sulle esportazioni di armi”?

R. - Sono controlli molto blandi, non impediscono ad esempio "triangolazioni", per cui un destinatario intermedio e insospettabile poi diventa soltanto colui che inoltra le armi a Paesi che le usano per violare i diritti umani. Ci sono armi e prodotti chiamati “a doppio uso” che possono essere, per esempio, tutti i materiali per la caccia o le armi a uso sportivo: dipende dalle mani in cui finiscono, possono anche diventare armi per la repressione. In generale, sono commerci legali perché hanno dietro un’autorizzazione dei governi e spesso sono commerci pubblici, perché questi dati vengono forniti ai registri dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite, però sono traffici che producono violazioni dei diritti umani.

D. – Quali strumenti internazionali si rendono allora necessari?

R. – Amnesty International, da diversi anni, insieme per esempio a Oxfam o alla Rete internazionale sulle armi leggere, si è fatta promotrice di un Trattato internazionale sul commercio delle armi, che attualmente è in discussione alle Nazioni Unite e che contiene una cosiddetta regola aurea: quella che sottopone preventivamente ogni autorizzazione alle esportazioni a una verifica sul destinatario e sul possibile uso di quelle forniture per violare i diritti umani. Se questo Trattato sarà un Trattato serio, dovrà contenere un divieto di esportare armi, qualora vi sia il rischio che vengano usate per compiere violazioni dei diritti umani. (bf)







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