Sud Sudan: a Juba simposio di rappresentanti di tutte le comunità cattoliche
Gli accordi di pace del 2005 e l’indipendenza, festeggiata nel luglio scorso, hanno
lasciato in Sud Sudan “molte questioni irrisolte”, come quelle del petrolio, dei confini,
del debito pubblico e dei diritti di cittadinanza. E’ quanto si sottolinea in un documento
diffuso al termine del simposio tenutosi nei giorni scorsi a Juba, capitale del nuovo
Stato sud sudanese. Violenze e conflitti armati – si legge nel testo ripreso dall’agenzia
Misna - continuano a sconvolgere il Paese ma la “maggior parte” del territorio del
nuovo Stato è “in pace”. All’incontro, incentrato sul tema “Una chiesa da ogni tribù,
lingua e popolo! Dal passato al futuro”, hanno partecipato i rappresentanti di tutte
le comunità cattoliche del Sud Sudan. Vescovi, sacerdoti, missionari e delegati delle
comunità più remote del territorio sud sudanese hanno partecipato a dibattiti e ascoltato
testimonianze. Si è parlato, soprattutto, della crisi umanitaria in Darfur e degli
scontri ripresi nel Sud Kordofan e nel Nilo Blu, regioni politicamente legate al Sudan
ma segnate da una forte opposizione al governo di Khartoum. Durante il simposio si
è presa in esame anche la situazione della Repubblica del Sudan. Ad animare il dibattito
sono state, in particolare, le recenti dichiarazioni del presidente sudanese, Omar
Hassan al Bashir, su una nuova Costituzione che abbia a fondamento la “sharia”, la
legge islamica. “Scelte del genere – sottolinea mons. Santo Loku Pio Doggale, vescovo
ausiliario di Juba – penalizzerebbero le comunità cristiane e altre minoranze che
hanno sempre vissuto a Khartoum e vogliono continuare a farlo. Il Sudan – conclude
il presule - è multiculturale e multireligioso da sempre”. (A.L.)