Myanmar: l'arcivescovo di Yangon intravede "segnali positivi" da parte del governo
Dopo oltre 50 anni di azioni contro la Chiesa e i cittadini, il governo birmano ha
lanciato "segnali positivi", come la recente liberazione di molti prigionieri politici
tra cui la Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi. È quanto afferma all'agenzia AsiaNews
mons. Charles Bo, arcivescovo di Yangon, a Mumbai, in India per l’incontro con i vescovi
dell’Asia. Secondo il presule “sono in corso cambiamenti” che iniziano a dare “effetti”
concreti. “Siamo un popolo colmo di speranza - sottolinea l’attuale presidente dell’Ufficio
per lo sviluppo umano (Ohd), della Federazione dei vescovi dell’Asia (Fabc) - per
oltre mezzo secolo il Paese è stato guidato da un regime militare, che ha confiscato
le nostre scuole missionarie, espulso i sacerdoti stranieri e oggi abbiamo a disposizione
solo preti locali”. Come minoranza religiosa che raccoglie “solo l’1,3% della popolazione”
persistono “restrizioni” e “discriminazioni”. Tuttavia, aggiunge, “vi sono segnali
positivi anche all’interno della Chiesa birmana”, fra cui le migliaia di battesimi
celebrati lo scorso anno in tutto il Myanmar. Mons. Bo ricorda le parole di Giovanni
Paolo II sull’evangelizzazione dell’Asia, "la culla delle principali religioni al
mondo" mentre "lo Spirito Santo guiderà la Chiesa nella missione e la Dottrina sociale
della Chiesa ne costituirà la linea guida”. L’ultima riflessione dell’arcivescovo
riguarda l’India, “la più grande democrazia al mondo, con libertà di espressione,
religione e stampa”. Per mons. Charles Bo essa diventa un punto di riferimento “molto
importante” perché “in molte nazioni dell’Asia del sud queste libertà sono controllate.
L’India, al contrario, diventa fonte d’ispirazione per tutti”. (G.C.)