2011-10-17 14:22:03

Ucciso nelle Filippine un missionario italiano del Pime impegnato nell'apostolato tra i tribali


La Chiesa è in lutto per l’uccisione, stamani, nell’isola di Mindanao, nelle Filippine, di un missionario italiano del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime). Padre Fausto Tentorio, 59 anni, da oltre 30 nel Paese asiatico, è stato assassinato da uno sconosciuto, mentre si preparava a partire - dalla parrocchia di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, ad Arakan - per un incontro con i sacerdoti della diocesi di Kidapawan. “Chiediamo di far luce su questo crimine e di portare i responsabili di fronte alla giustizia”, ha fatto sapere mons. Romulo T. de la Cruz, vescovo di Kidapawan. Stasera a Santa Maria di Rovagnate, in provincia di Como, di cui padre Tentorio era originario, si svolgerà una Messa di suffragio. Padre Fausto è il terzo missionario del Pime assassinato nelle Filippine e nell’isola di Mindanao, a cui si aggiungono altri missionari rapiti negli anni scorsi. Su quanto accaduto nelle ultime ore, Giada Aquilino ha intervistato padre Gianni Re, superiore del Pime nelle Filippine:RealAudioMP3

R. – Questa mattina tutti i sacerdoti della diocesi avrebbero dovuto tenere il loro incontro mensile. Da quello che mi è stato riferito, padre Fausto è uscito di casa e stava salendo in macchina, quando - sembra - è stato avvicinato da una persona, che gli ha sparato. Questa persona si è poi allontanata ed è salita su una motocicletta con un altro uomo a bordo, che lo stava aspettando. E sono andati via, sono scappati.

D. – Come il tributo di padre Tentorio può, in qualche modo, essere anche di aiuto alla missione della Chiesa nelle Filippine?

R. – Sicuramente può essere un momento di riflessione un po’ per tutti, anche per la Chiesa nelle Filippine e in particolare per la Chiesa di Kidapawan, perché ancora una volta c’è stato un sacrificio. Speriamo che ciò possa contribuire a risvegliare coloro che si sono un po’ ‘addormentati’ sulla quotidianità, sulle situazioni di tutti i giorni, cercando anche di evitare conflitti, e possa essere uno stimolo per tutti noi, perché questo è certamente un richiamo chiaro alle difficoltà di essere evangelizzatori veri. (mg)

Per un ricordo di padre Tentorio, la testimonianza ora di padre Sebastiano D’Ambra, missionario del Pime, dal ’77 nelle Filippine, fondatore del movimento per il dialogo interreligioso ‘Silsilah’. L’intervista è di Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – Padre Fausto si trovava nella zona di Arakan Valley, sui monti nella diocesi di Kidapawan. Posso dire che lui si è occupato per tanto tempo dei gruppi tribali. Ci sono gruppi tribali - le cosiddette minoranze etniche - che sono sempre i più oppressi. Lui lavorava proprio per questo problema. Ultimamente era stato nominato rappresentante della diocesi per tale apostolato particolare dei gruppi tribali. Lui ha lavorato tantissimo e purtroppo nel suo lavoro ha avuto difficoltà e minacce: nel 2002 era stato minacciato ed era riuscito a scampare a un altro attentato. I motivi del suo assassinio sono ancora da chiarire, suppongo siano legati al suo impegno nella zona sul monte Apo, il monte più alto di Mindanao, dove ci sono diversi interessi per le miniere, ci sono anche conflitti tra gruppi diversi per i terreni e per altre questioni. Immagino siano questi i motivi di quello che è successo. Era una persona scomoda per quelli che volevano ‘abusare’ dei tribali nel senso un po’ più ampio della parola: ci sono compagnie minerarie che vorrebbero entrare nella zona, ci sono altri problemi legati alle terre. Questa è la situazione: probabilmente lui è stato vittima del suo impegno, del suo stare accanto alla gente e difendere i diritti dei più poveri.

D. – Come avveniva il suo lavoro, di cosa si occupava?

R. – Per anni ha lavorato molto. So che per esempio ha fondato una sessantina di scuole per l’educazione dei gruppi tribali sui monti, con insegnanti del posto, e poi aveva progetti per aiutare i contadini a comprare i semi e quindi per poter coltivare. Poi, negli ultimi anni, era anche diventato responsabile di una scuola di una parrocchia. Ultimamente, come responsabile diocesano dei gruppi tribali, visitava anche altre parrocchie dove c’è lo stesso tipo di apostolato.

D. – Nel ricordo e secondo anche gli insegnamenti di padre Tentorio, qual è ora la speranza della Chiesa nelle Filippine?

R. – Io sono nelle Filippine dal ’77 e nonostante queste difficoltà vedo che c’è una presa di coscienza dell’importanza dei gruppi tribali, che per molti motivi negli anni sono stati emarginati. Direi che è il tempo in cui la Chiesa e la società devono dare più attenzione a questi gruppi tribali. (bf)







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