Todi. Cardinale Bagnasco: i cristiani non siano assenti dalla società
Per i cristiani “l’assenteismo sociale è un peccato di omissione”. E’ uno dei punti
principali dell’intervento del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza
episcopale italiana, al seminario del Forum del mondo del lavoro d’ispirazione cristiana,
in corso oggi a Todi. Il porporato ha anche espresso “esecrazione” per le violenze
di sabato a Roma. Alessandro Guarasci.
A Todi
ci sono centinaia di persone: imprenditori, economisti, sindacalisti, vertici di associazioni
e movimenti che hanno come riferimento la Dottrina sociale della Chiesa. A loro il
cardinale Angelo Bagnasco rinnova l’invito a un impegno nel mondo del lavoro, nella
vita di tutti i giorni, perché i cristiani non possono essere assenti dalla società.
E poi ribadisce il valore della religione, perché “i cristiani da sempre sono presenza
viva nella storia”, auspicando “il riconoscimento della rilevanza pubblica delle fedi
religiose”. Ne consegue che “la dimensione religiosa è storicamente innegabile, e
si rivela anche ai nostri giorni una dimensione incoercibile dell’essere e dell’agire
dell’uomo: negarla o non riconoscerne la dimensione pubblica, significa creare una
società violenta, chiusa e squilibrata a tutti i livelli, personale, interpersonale,
civile”.
L'arcivescovo di Genova, poi, torna a parlare di laicità positiva,
e ribadisce che “è opportuno ripetere che non c’è motivo di temere per la laicità
dello Stato, infatti, il principio di laicità inteso come autonomia della sfera civile
e politica da quella religiosa ed ecclesiastica, ma non da quella morale, è un valore
acquisito e riconosciuto dalla Chiesa e appartiene al patrimonio di civiltà che è
stato raggiunto’”. Ed ancora: difesa dei valori “non negoziali”. “Sono in gioco
– spiega il cardinale Bagnasco - le sorgenti stesse dell'uomo: l'inizio e la fine
della vita umana, il suo grembo naturale che è l'uomo e la donna nel matrimonio, la
libertà religiosa ed educativa che è condizione indispensabile per porsi davanti al
tempo e al destino”. Il presidente della Cei fa notare che non si tratta di valori
divisivi, come invece vorrebbero far credere alcuni, perché “il bene è possibile
solo nella verità intera”.