Pakistan: a Rawalpindi l'ospedale San Giuseppe accoglie cristiani e musulmani
“La compagnia quotidiana e l’affetto reciproco che ci legano agli altri, sono la misura
del nostro amore a Dio”. È la scritta che accoglie pazienti e familiari all’ingresso
dell’ospedale cattolico di San Giuseppe a Rawalpindi, in Pakistan. Una struttura -
riporta l'agenzia AsiaNews - che ospita malati di ogni sorta, giovani e anziani, senza
guardare alla fede religiosa professata o all’etnia di appartenenza; essa offre cure
mediche gratuite e la possibilità, per i casi meno gravi, di imparare piccoli lavori
manuali. Un servizio di eccellenza gestito da 30 anni dalle Suore francescane di Maria,
che nel 2006, ha ottenuto un riconoscimento ufficiale del governo di Islamabad, consegnato
dalle mani del presidente. L’ospedale di San Giuseppe dispone di 60 posti letto per
il ricovero ed è dotato di un ambulatorio medico che tratta fino a 300 pazienti al
giorno. Neonati e bambini affollano il reparto di maternità e pediatria, fra cui la
“famiglia di San Giuseppe”. Nessuno viene respinto, in una realtà caratterizzata da
un ambiente familiare e accogliente. I pazienti possono anche imparare lavori manuali,
fra cui ricamo, cucito e capi di abbigliamento di piccola fattura. Alcuni riescono
a riprendersi e, tornati a casa, continuano il lavoro guadagnando somme di denaro
sufficienti per contribuire al mantenimento della famiglia. Da oltre 30 anni a guidare
la struttura sono le suore francescane di Maria, provenienti da diverse aree del mondo
fra cui Argentina, Canada, Polonia e Spagna, oltre al Pakistan. Il personale interno
è formato da 50 persone fra medici, infermieri, volontari e personale addetto alla
sicurezza. Molti sono originari delle aree urbane, addestrati dalle suore e ora impiegati
nella struttura. L’Hospice accoglie anche malati cronici o terminali, disabili, colpiti
da tubercolosi, meningite polio o tifo. Il centro dà alloggio e riparo a bambini orfani
o disabili, abbandonati dai loro genitori. La struttura è considerata un “raggio
di speranza” per molti in Pakistan, tanto che arrivano malati da ogni parte del Paese.
Essa dispone di un laboratorio analisi, una sala per la fisioterapia e medicinali
propri. Tutte le cure mediche e i servizi sanitari offerti sono gratuiti, a prescindere
dal costo e dalla durata del trattamento. Dai primi anni ’80 accoglie pure i profughi
afghani, in fuga dalla guerra. Dalla viva voce dei malati emerge il senso profondo
della missione che caratterizza l’ospedale cattolico. “Mi chiamo Salma Akbar – racconta
una paziente ad AsiaNews – e ho sofferto a lungo di meningite. Sono arrivata un anno
fa, dopo essere stata cacciata da tre cliniche. Le suore mi hanno trattato con gentilezza,
mi hanno dato le cure migliori”. Mi hanno dato la possibilità, aggiunge, di “continuare
a sperare”. Aggiunge Gul Khan, di 48 anni: “Ero paralizzato – afferma – e negli altri
ospedali non sapevano come curarmi”. Ha trascorso gli ultimi sei mesi nel centro e
ora “posso di nuovo camminare: questo luogo – afferma – è fonte di miracoli. Non potrò
mai ringraziali abbastanza per avermi cambiato la vita”. Negli ultimi anni l’ospedale
di San Giuseppe ha curato migliaia di pazienti, testimoni silenziosi del lavoro infaticabile
delle suore francescane di Maria. Il loro servizio per la collettività ha ottenuto
il riconoscimento ufficiale del governo pakistano: il Premio eccellenza 2006, consegnato
direttamente dalle mani dell’allora presidente Pervez Musharraf. (R.P.)