Pressioni del G20 sull’Europa per ridurre il debito. Pronto un piano franco-tedesco
per ricapitalizzare le banche
L’Europa deve agire per evitare un contagio della crisi del debito alle economie emergenti.
È il monito lanciato dai ministri delle Finanze e dai presidenti delle Banche centrali
del G20, nel comunicato finale del Vertice che si è chiuso ieri a Parigi. Occhi puntati
ora al Consiglio Europeo del 23 ottobre dove sarà messo a punto un piano di riforme
sulla governance finanziaria. Sentiamo Marco Guerra:
Pressing
del G20 sull’Europa per ridurre il debito è il leitmotiv del Vertice di Parigi. L’attesa
è tutta rivolta ora al Consiglio Ue del 23 ottobre dove sarà presentato il piano franco-tedesco
che prevede il rafforzamento del Fondo europeo salva stati (Efsf), la ricapitalizzazione
delle banche e il taglio del debito della Grecia. Intanto, tra le 20 economie più
forti del mondo c’è un accordo sulla capitalizzazione degli istituti di credito considerati
sistemici a cui sarà chiesto di alzare di 2,5 punti il capitale base attualmente indicato
al 7%. Un irrobustimento delle finanze studiato e proposto dal Financial stability
forum presieduto da Draghi. Alle banche sarà richiesto anche un aumento della loro
partecipazione al salvataggio della Grecia, rinunciando ad una parte dei loro bond
ellenici per consentire il default pilotato di Atene. L’obiettivo di queste manovre
è evitare che la crisi che continua a flagellare l'Occidente si estenda anche ai Paesi
emergenti fino a qui motore della crescita mondiale. Le proposte dei partner europei
sono quindi state accolte positivamente dal segretario americano al Tesoro, Tim Geithner,
secondo il quale sono arrivati dei segnali incoraggianti. Resta, tuttavia, l’urgenza
di arrivare al prossimo G20 di novembre a Cannes con un pacchetto concreto e condiviso
di misure per aggredire il debito sovrano.
M.O. : pubblicata la lista
dei palestinesi da liberare in cambio di Shalit Israele e Hamas hanno reso
nota la lista di un primo gruppo di 477 prigionieri palestinesi che saranno liberati
martedì prossimo in cambio del soldato israeliano Gilad Shalit, detenuto nella Striscia
di Gaza dal 2006. In questo primo elenco compaiono anche 27 donne e i nomi di Ahlam
Tamimi, accusato di essere complice di un attentato suicida a Gerusalemme, e Amneh
Muna, che progettò l'omicidio di un 16enne israeliano nel 2001. Un secondo gruppo
di 550 palestinesi dovrebbe essere liberato entro due mesi. In tutto la lista israeliana
dello scambio comprende 1.027 prigionieri. I dossier di ciascun detenuto sono stati
trasmessi al presidente Shimon Peres, al quale compete il potere di condono della
pena. Peres firmerà quindi i condoni, aggiungendo la frase “non perdono e non dimentico”.
Siria
–Lega Araba Non si arresta la repressione delle proteste antigovernative in
Siria. Ieri altre due persone hanno perso la vita a causa degli scontri con le Forze
dell’ordine che hanno accompagnato i funerali di Ibrahim Shbayan, un bambino di dieci
anni morto nelle manifestazioni del 33.mo venerdì di protesta. Secondo l’Osservatorio
siriano per i diritti umani, nella giornata di ieri è stato ucciso anche un attivista
di spicco della protesta nell'est del Paese, Ziad al-Obeidi, che aveva contribuito
all'organizzazione di dimostrazioni pacifiche. E alla luce del deterioramento della
situazione, oggi si sono riuniti i ministri degli Esteri della Lega Araba, che, secondo
diverse indiscrezioni, potrebbero anche decidere la sospensione della Siria dall’organismo.
Arabia
Saudita-Iran-Onu Resta alta la tensione tra Arabia Saudita e Iran, dopo il
presunto complotto addebitato dagli Usa a Teheran al fine di uccidere l'ambasciatore
di Riad a Washington. Ieri il Paese arabo ha chiesto al Segretario generale delle
Nazioni Unite, Ban Ki-moon, di riferire al Consiglio di Sicurezza in merito a questa
vicenda. “Il complotto costituisce una violazione flagrante delle leggi internazionali
e delle convenzioni internazionali”, si legge in un comunicato della delegazione saudita
all'Onu. “Non hanno bisogno di commettere assassini”, questo “è il vostro lavoro”,
ha risposto stamani il presidente iraniano Ahmadinejad, rivolgendosi agli Stati Uniti.
Yemen Violenza
senza fine anche nello Yemen. Le forze fedeli al presidente yemenita Ali Abdallah
Saleh hanno di nuovo aperto il fuoco su un corteo di manifestanti anti-governativi
provocando quattro morti ed diversi feriti. In un’analoga manifestazione ieri avevano
perso la vita 12 persone.
Libia In Libia prosegue la battaglia a
Sirte tra le milizie pro-Gheddafi e le forze del Consiglio Nazionale di Transizione.
Quest’ultime ieri hanno dovuto arretrare le loro posizioni incalzate da colpi di artiglieria
e dai razzi lanciati dai lealisti. Ieri ministro della Difesa italiano La Russa ha
detto che la missione Nato potrà considerarsi conclusa solo dopo la presa di Sirte.
Esercito
Kenya contro gli shebab somali L'esercito del Kenya è entrato in territorio
somalo per condurre un’operazione contro gli islamisti armati sospettati di rapimento
di cittadini stranieri sul suolo kenyano. Lo ha annunciato un portavoce del governo
kenyano, Alfred Matua. “Siamo penetrati in Somalia per perseguire gli shebab che riteniamo
responsabili di sequestri e di attacchi nel nostro Paese”, ha dichiarato Matua.
Francia Oltre
9000 seggi aperti oggi in Francia per il ballottaggio delle primarie del partito socialista
che designeranno lo sfidante di Nicolas Sarkozy alle presidenziali in programma la
prossima primavera. A sfidarsi sono il 57.enne ex segretario del partito Francois
Hollande, che gode dell’appoggio degli altri quattro candidati eliminati al primo
turno, e l’attuale leader dei socialisti, Martine Aubry. Per la prima volta il partito
ha aperto l’elezione anche ai non iscritti a cui sarà tuttavia richiesto di sottoscrivere
una carta di adesione ai “valori della sinistra e della Repubblica”. (Panoramica
internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LV no. 289