Indignati in piazza nel mondo in un clima pacifico. Fa eccezione Roma teatro di violenze
e perfino atti profanatori dei Black Bloc
Giornata di riflessione all’indomani della mobilitazione internazionale contro la
crisi economica indetta dal movimento degli indignati. Manifestazioni pacifiche, perfino
festose, si sono svolte in centinaia di città di tutto il mondo, alla presenza di
famiglie, studenti e disoccupati. Momenti di tensione si sono invece registrati a
New York, mentre il corteo di Roma si è trasformato in una vera e propria guerriglia
urbana a causa di azioni violente condotte dai black bloc. Il servizio di Eugenio
Bonanata:
Le ultime
città a scendere in piazza sono state quelle del continente americano: dal Cile al
Canada, passando per il Messico e gli Stati Uniti. Nonostante alcuni tafferugli e
decine di arresti a New York, oggi si parla di una giornata all’insegna della calma
e della non violenza. Clima festoso soprattutto in Spagna, luogo simbolo del movimento
di protesta che dall’Europa ha raggiunto l’intero Pianeta. Totalmente diversa l’istantanea
del corteo di Roma, che si è trasformato presto in un incubo, con il quartiere Esquilino,
nelle vicinanze di Piazza San Giovani, divenuto un vero e proprio terreno di battaglia.
(sirene)
Scontri con la Polizia, vetrine infrante, auto
date alle fiamme tra cui alcuni mezzi delle Forze dell’ordine. Una settantina i feriti,
tre in gravi condizioni. Sul piano dei danni, la Confcommercio ha stimato un milione
di euro solo di mancati incassi ma il bilancio totale è ancora da definire.
(spari)
Il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini si è detto sconcertato
per l’irruzione di alcuni ragazzi nella chiesa dei Santi Marcellino e Pietro nei pressi
di via Merulana. Severa condanna del Vicariato anche per la profanazione di un Crocifisso
e di una statua della Madonna. “E’ stata offesa gravemente la sensibilità dei credenti”,
ha aggiunto padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana. Fino ad
ora sono 20 le persone fermate, 12 quelle arrestate. Ma i numeri potrebbero aumentare:
si attende l’esame dei video. In mattinata la notizia del ritrovamento di ordigni,
pietre e bastoni. A livello politico è polemica per la gestione della sicurezza e
in settimana il ministro dell’Interno Maroni riferirà sulla questione in Parlamento.
Le forze dell’ordine, che hanno ricevuto la solidarietà del Capo dello Stato Napolitano,
erano al corrente dell’arrivo in città di centinaia di black bloc ma non sono riusciti
ad impedire le loro azioni.
(grida dalla folla: "Fuori! Fuori!")
Gli
indignati hanno tentato invano di isolarli. Stime non ufficiali riferiscono di 500
mila manifestanti giunti a Roma da diverse parti d’Italia. Pensionati, giovani, precari:
molti di fronte alle violenze hanno scelto di abbandonare immediatamente il corteo:
R.
– Nella corsa indietro, abbiamo visto tante altre famiglie con bambini dell’età di
Caterina, e tutti si diceva che non era aria di proseguire con i bambini.
D.
– E la prossima volta?
R. – Bè, è già la quarta manifestazione che facciamo,
quindi credo che la prossima volta ci saremo. Con le dovute cautele …
R.
– Noi ci crediamo, nella partecipazione democratica, anche di civile protesta. Per
esempio, noi a piazza Esedra abbiamo visto tre-quattro persone, tutte vestite di nero,
tutte rasate con dei bastoni: non ci sono sembrate appartenenti alla manifestazione.
Sembravano comunque persone “altre”.
R. – Chi va pacificamente, viene
poi coinvolto. Accade poi che la manifestazione venga etichettata con “violenta”,
“terroristica”. C’erano tanti immigrati … a volte, poi, la gente se la prende con
loro, capito?
D. – E poi, uno alla fine decide di non partecipare …
R.
– Alla fine, uno decide di non partecipare e di andarsene a casa, perché con la violenza
non si ottiene niente!
R. – Penso che la nostra forza – nostra, di tutti
i cittadini giovani, meno giovani – sia proprio quella di invadere pacificamente,
in modo civile, le piazze, per far sentire la nostra presenza, far sentire il nostro
‘no’ in modo civile. Ecco, questi episodi invece rovinano tutto!
D.
– Secondo lei, questa manifestazione di protesta proseguirà nei prossimi giorni?
R.
– Io spero di sì, perché dobbiamo avere e trovare la forza di dire ‘no’ a tutti i
soprusi e le ingiustizie che stiamo subendo! (gf)
Ieri è stata distrutta
una statua della Madonna nella chiesa dei Santi Marcellino e Pietro in Via Labicana.
Una statua non esposta al pubblico, ma comunque venerata dai fedeli, come dice don
Giuseppe Ciucci
Il movimento
degli indignati critica la gestione della crisi economica da parte dei Governi nazionali
e delle Banche centrali e chiede un ripensamento del sistema finanziario. Tuttavia,
le violenze che hanno caratterizzato il corteo di Roma rischiano di offuscare i motivi
della protesta. Ne è convinto Sergio Marelli, direttore generale della FOCSIV,
la Federazione delle organizzazioni cristiane di volontariato. Eugenio Bonanata
lo ha intervistato:
R. – Sì:
una manifestazione che partiva da motivazioni alquanto giuste o comunque da me condivise.
Da tempo denunciamo una finanza impazzita, ormai al di fuori del controllo degli stessi
finanzieri; purtroppo, una manifestazione che da motivazioni giuste finisce nel peggiore
dei modi perché inquinata, come spesso capita nel nostro Paese, da forze violente
che sfruttano ogni occasione per tentare – peraltro, inutilmente! – di sovvertire
l’ordine strutturale, l’ordine istituzionale che da solo può uscire da questa situazione.
D.
– Un risvolto che dunque rischia di far passare in secondo piano i motivi della protesta
…
R. – E’ proprio questo! Ormai, l’ultimo decennio è caratterizzato
– purtroppo, molto spesso – da questo fenomeno, nel nostro Paese. Nel senso che iniziative
che sono sicuramente condotte rispetto a questioni serie, in una maniera seria, per
far sentire la voce dei cittadini, della società civile, delle comunità locali, passano
in secondo piani perché peraltro i media sono evidentemente molto attratti da questi
facinorosi. E soprattutto, l’opinione pubblica viene condizionata da un manipolo di
persone che hanno fin troppo chiaramente capito che con pochi atti violenti si può
– come dire – guastare anche la migliore delle intenzioni e la migliore delle manifestazioni.
D.
– Cosa fare?
R. – Bisognerebbe probabilmente che le Forze dell’ordine
– che pure hanno fatto anche ieri un egregio lavoro, e tengo a sottolinearlo – però
riflettano sul fatto che questa costante degli ultimi dieci anni necessiterebbe probabilmente
di una strategia preventiva che impedisse a priori che queste manifestazioni siano
continuamente condizionate da questo manipolo di violenti, di criminali.
D.
– Eppure, quello dei “black block” è un fenomeno presente anche in altri Paesi …
R.
– Sì. Purtroppo, la transnazionalità dei movimenti è una cosa che riguarda anche i
movimenti criminali o violenti. Tuttavia, mi sembra che nel nostro Paese ci sia una
posizione che presta facilmente il fianco, nel senso che negli altri Paesi ci sono
misure di contenimento oggettivamente più efficaci di quelle messe in atto nel nostro
Paese. Da Genova in poi, continuiamo ad assistere all’impotenza – quasi – delle Forze
dell’ordine di svolgere un’azione preventiva, e sempre bisogna poi correre ai ripari
quando si sono incendiati cassonetti e macchine e si sono rotte le vetrine.
D.
– In queste ore, l’appello del Papa ad impegnarsi per dare un volto umano all’economia
che poi è l’aspetto centrale della questione …
R. – Il messaggio di
Benedetto XVI è quanto mai opportuno, quanto mai in grande continuità con quanto la
dottrina sociale della Chiesa ha sempre sostenuto, e ci fa piacere, ci rafforza nel
nostro lavoro perché quanto mai in continuità con quanto noi della Focsiv, insieme
a moltissime altre organizzazioni della società civile, sosteniamo da tempo. L’economia
dev’essere sotto il controllo della politica, deve servire ad aumentare il bene comune
e deve servire a garantire i diritti fondamentali per tutti. Non dev’essere una scheggia
impazzita che si ritorce contro il benessere di noi cittadini. (gf)