Da domani a Todi, i cattolici italiani dibattono su "La buona politica per il bene
comune"
C’è attesa per il seminario nazionale del Forum delle Associazioni di ispirazione
cattolica del mondo del lavoro, dal titolo “La buona politica per il bene comune”,
domani a Todi. Parteciperanno ai lavori le dirigenze nazionali della Cisl, dell’Mcl,
delle Acli, di Confartigianato, Confcooperative, Coldiretti, della Compagnie delle
Opere, oltre ad una cinquantina di personalità del mondo accademico, imprenditoriale
e dell’associazionismo. Aprirà i lavori la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco,
presidente della Cei. Gli interventi saranno su tre temi: valori, economia e politica.
Alessandro Guarasci ha intervistato il presidente dell’Mcl, Carlo Costalli:
R. – Non
vogliamo assolutamente aggiungere un partito cattolico a questo quadro già abbastanza
confuso. Ma credo che a Todi dobbiamo cominciare a domandarci con quali strumenti
le nostre idee, i nostri valori possono tornare ad essere incisivi nella società e
nella politica italiana.
D. – Questo vuol dire che da parte di qualcuno
di voi c’è anche una certa autocritica su come questi valori poi sono stati rappresentati
o comunque supportati negli anni precedenti?
R. – Intanto noi diamo
un giudizio negativo sulla Seconda Repubblica. Qui stiamo parlando di come organizzare
la presenza dei cattolici per fare la Terza Repubblica - su questo dobbiamo essere
estremamente chiari - e questo in tutte le fasi del processo politico. Per fare questo
non possiamo certo prescindere dal darci un’organizzazione.
D. – Questo
vuol dire che però finora i cattolici, da quando è morta la DC, sono stati poco uniti?
R.
– Sicuramente. Infatti, l’appuntamento di Todi nasce da quando circa tre anni fa abbiamo
preso atto proprio che la diaspora dei cattolici nel sociale e nella politica comportava
una scarsissima incidenza sui nostri valori, sui nostri obiettivi, sulle decisioni
politiche. Da lì abbiamo iniziato a costruire il Forum, un percorso di unità graduale,
intorno ad alcune idee forti, raccolte in quel manifesto di luglio che ha ispirato
questo appuntamento.
D. – Oltre ai valori non negoziabili, c’è qualcosa
in più, secondo voi?
R. – I valori non negoziabili sono imprescindibili,
sono la base di partenza e non di arrivo. Detto questo, dobbiamo occuparci sicuramente
dei gravi problemi del Paese a cominciare dalla disoccupazione, in particolare giovanile.
Si tratta di organizzare la nostra rappresentanza su tre cardini centrali - la famiglia,
l’impresa e il lavoro - che escono indeboliti da questi anni e che vanno invece rilanciati.
(ap)
Dunque le Associazioni di ispirazione cattolica del mondo del lavoro
vogliono dare un contributo per far uscire il Paese dalla crisi. Sentiamo il presidente
delle Acli, Andrea Olivero:
R. - Credo
che il cattolicesimo italiano oggi non abbia tanto quest’ansia del partito, quanto
di poter dire chiaramente il proprio pensiero e poter contribuire ad uscire dalla
situazione di empasse, in cui il Paese si trova.
D. - Guardate principalmente
alla crisi economica o a quella politica?
R. - Prima di tutto c’è la
crisi etica, che in qualche modo Papa Benedetto XVI ha messo al centro della sua analisi
sul nostro Paese. Dobbiamo fare una proposta che sia insieme di rilancio etico e quindi
di nuova spinta propulsiva del Paese e, dall’altro lato, sia anche di rilancio economico
e sociale. Bisogna, in qualche misura, che quelle energie che si sono disperse in
questi anni in scontri - talvolta anche piuttosto beceri e piuttosto personalistici
- vengano invece convogliate in un grande progetto di rinascita del Paese: un progetto
che deve vedere il mondo delle imprese, ma anche la società civile e le istituzioni
coinvolte fino in fondo.
D. - Però, guardando le associazioni del Forum,
sembra che alcune - tra di loro - abbiano anche interessi in qualche modo concorrenti…
Insomma, come ritrovare davvero l’unità?
R. - E’ importante che si ritrovi
e noi proporremo la voglia dello stare insieme. E’ vero che questo comporta mediazioni,
difficoltà, ma è questo l’unico modo per ridare al Paese la pienezza della sua ricchezza.
Noi cercheremo di essere il più concreti possibili: le proposte sulla riforma della
politica, innanzitutto, andando a cambiare la legge elettorale e andando a dare dei
segnali diversi ai partiti politici, che debbono - a parer nostro - diventare soggetti
di diritto pubblico; una proposta per l’economia, che deve rimettere al centro la
possibilità di uno sviluppo territoriale, un contributo a tutte le piccole e medie
imprese, comprese quelle di natura sociale, che in realtà hanno tenuto in questa fase
e che hanno ancora voglia di crescere. Insomma tante proposte nette, precise e associate
- noi crediamo - possono dare il segnale che l’Italia ce la può fare. (mg)