Benedetto indice l'Anno della fede: missione essenziale della Chiesa è parlare di
Dio
Il Papa, nella Messa per i nuovi evangelizzatori, stamane nella Basilica Vaticana,
ha indetto un "Anno della Fede" che inizierà l’11 ottobre dell’anno prossimo. Si tratta
– ha detto – di dare un nuovo impulso alla missione per far conoscere al mondo la
bellezza del Vangelo che dona la vita. Il servizio di Sergio Centofanti.
(canto)
“Per
dare rinnovato impulso alla missione di tutta la Chiesa di condurre gli uomini fuori
dal deserto in cui spesso si trovano verso il luogo della vita, l’amicizia con Cristo
che ci dona la vita in pienezza, vorrei annunciare in questa Celebrazione eucaristica
che ho deciso di indire un Anno della Fede”.
Queste le parole del
Papa al termine dell’omelia: l’Anno della Fede inizierà l’11 ottobre 2012, nel 50°
anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013,
Solennità di Cristo Re dell’Universo, e sarà illustrato con una Lettera apostolica:
“Sarà
un momento di grazia e di impegno per una sempre più piena conversione a Dio, per
rafforzare la nostra fede in Lui e per annunciarLo con gioia all’uomo del nostro tempo”.
Benedetto
XVI - nel corso della processione d’ingresso dalla sagrestia all’altare centrale,
così come al termine della Messa – accompagnato dai calorosi applausi dei presenti,
ha fatto uso della pedana mobile, già usata da Giovanni Paolo II, come già annunciato
dal direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, esclusivamente
per alleviare il suo impegno.
Nell’omelia il Papa, commentando le letture
della liturgia domenicale, ha ricordato che la missione della Chiesa va compresa secondo
il “senso teologico della storia”, in quanto “i rivolgimenti epocali, il succedersi
delle grandi potenze stanno sotto il supremo dominio di Dio; nessun potere terreno
può mettersi al suo posto”:
“La teologia della storia è un aspetto
importante, essenziale della nuova evangelizzazione, perché gli uomini del nostro
tempo, dopo la nefasta stagione degli imperi totalitari del XX secolo, hanno bisogno
di ritrovare uno sguardo complessivo sul mondo e sul tempo, uno sguardo veramente
libero, pacifico”.
Il Papa ha sottolineato che “ogni missionario
del Vangelo deve sempre tenere presente” che “è il Signore che tocca i cuori con la
sua Parola e il suo Spirito”, non siamo noi a scegliere i membri della comunità ma
è Dio che chiama le persone alla fede. Inoltre “l’evangelizzazione, per essere efficace,
ha bisogno della forza dello Spirito, che animi l’annuncio e infonda in chi lo porta
quella ‘piena certezza’ di cui parla” l’Apostolo Paolo, il “più grande evangelizzatore
di tutti i tempi”. Quindi, Benedetto XVI ha invitato ad annunciare al mondo Cristo,
che è la via per raggiungere la vera vita:
“I nuovi evangelizzatori
sono chiamati a camminare per primi in questa Via che è Cristo, per far conoscere
agli altri la bellezza del Vangelo che dona la vita. E su questa Via non si cammina
mai da soli, ma in compagnia: un’esperienza di comunione e di fraternità che viene
offerta a quanti incontriamo, per partecipare loro la nostra esperienza di Cristo
e della sua Chiesa. Così, la testimonianza unita all’annuncio può aprire il cuore
di quanti sono in ricerca della verità, affinché possano approdare al senso della
propria vita”.
Commentando la frase di Gesù nel Vangelo odierno
“Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”, ha affermato
che “non la si può ridurre al solo ambito politico, poiché, se “il tributo a Cesare
va pagato, perché l’immagine della moneta è sua”, va detto che ogni uomo porta in
sé l’immagine di Dio e pertanto è a Lui solo che “ognuno è debitore della sua esistenza”.
In questo senso, la Chiesa “non si limita a ricordare agli uomini la giusta distinzione
tra la sfera di autorità di Cesare e quella di Dio, tra l’ambito politico e quello
religioso”:
“La missione della Chiesa, come quella di Cristo, è essenzialmente
parlare di Dio, fare memoria della sua sovranità, richiamare a tutti, specialmente
ai cristiani che hanno smarrito la propria identità, il diritto di Dio su ciò che
gli appartiene, cioè la nostra vita”.
Infine, il Papa indica a tutti
gli evangelizzatori, come guida e modello, la Vergine Maria, che non ebbe paura di
rispondere “sì” alla Parola del Signore:
“Imparate dalla Madre del
Signore e Madre nostra ad essere umili e al tempo stesso coraggiosi; semplici e prudenti;
miti e forti, non con la forza del mondo, ma con quella della verità. Amen”.