Il Papa incontra i responsabili della Nuova evangelizzazione. Mons. Fisichella: ridare
slancio missionario alla comunità ecclesiale
Offrire risposte adeguate perché la Chiesa intera, lasciandosi rigenerare dalla forza
dello Spirito Santo, si presenti al mondo con slancio missionario nuovo. Sono parole
di Benedetto XVI che mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per
la promozione della Nuova Evangelizzazione, ha ricordato dando il via in Vaticano
all’incontro dal titolo “Nuovi evangelizzatori per la Nuova Evangelizzazione - La
Parola di Dio cresce e si diffonde". L’incontro prevede un ampio spazio di confronto
tra i responsabili di 33 Conferenze episcopali e 115 realtà ecclesiali. Poi, il concerto
del tenore Andrea Bocelli, in attesa dell’arrivo del Papa, previsto alle 18.30. Per
tutti i partecipanti, domani mattina alle 9.30, il Papa celebrerà la Santa Messa nella
Basilica Vaticana. C’è da dire che nel corso della processione d’ingresso dalla sagrestia
all’altare centrale il Papa farà uso della pedana mobile, già usata da Giovanni Paolo
II. “Lo scopo – ha spiegato ai giornalisti padre Federico Lombardi, direttore della
Sala Stampa vaticana - è esclusivamente di alleviare l’impegno del Santo Padre, analogamente
a quanto già avviene con l’uso della Papamobile nelle processioni introitali in ambienti
esterni e in Piazza San Pietro”. Sull’intervento di mons. Rino Fisichella, il servizio
di Fausta Speranza:
Se qualcuno
oggi vuole riconoscere i cristiani lo deve poter fare per il loro impegno nella fede
non per le loro intenzioni: così dice mons. Fisichella che, con le parole di Benedetto
XVI, chiede: “risposte adeguate”, “slancio missionario” e “impulsi di evangelizzazione
diversi” per realtà territoriali diverse. Servono spazi e coraggio nuovi per l’annuncio
di sempre. Il punto centrale è sempre l’incontro con Cristo: la persona che crede
fa questa esperienza e questa è chiamata a testimoniare. Ma mons. Fisichella spiega:
“Molti, sbagliando, hanno pensato che l’annuncio esplicito non fosse più necessario
e che la semplice testimonianza di vita fosse la nuova forma di evangelizzazione.
Per sua stessa natura, invece, la testimonianza comporta l’annuncio esplicito del
perché si sceglie di vivere alla sequela di Cristo”. Resta il fatto che bisogna
affidarsi all’opera dello Spirito Santo e impegnarsi nella preghiera, ma mons. Fisichella
raccomanda anche altro: “è determinante – dice - che ci facciamo carico anche
di un pensiero profondo e di un’azione coerente”. “La mancanza di pensiero impoverisce
la fede – sottolinea - e la rende debole perché incapace di poter raggiungere tutti”.
Fede e pensiero – si capisce da diverse argomentazioni - devono invece poter parlare
in tema e in ambito di famiglia, politica, e affrontare sfide e opportunità
come l’immigrazione.
Un’altra considerazione: il pensiero parte
dagli spazi privilegiati, come quello della Diocesi e della parrocchia. A questo proposito
un richiamo: “una parrocchia che si rinchiudesse nell’accogliere altre espressioni
di vita ecclesiale verrebbe meno nella sua stessa natura di essere espressione privilegiata
di accoglienza e sintesi organica per la vita della comunità e, comunque, si priverebbe
di una forza evangelizzatrice in grado di incontrare le persone là dove lavorano,
operano e agiscono al di fuori del territorio parrocchiale e che la parrocchia è impossibilitata
di raggiungere”. Poi una raccomandazione sulla liturgia: “la centralità e unicità
del mistero può esprimersi in forme differenti ma senza mai venir meno nel suo legame
con l’unica fede professata”. E poi mons. Fisichella parla di confessione e direzione
spirituale, perché “rinchiuso nel suo individualismo l’uomo contemporaneo non è più
capace di confronto e cade nell’illusione che il suo stile di vita dipenda da lui”.
“In un periodo in cui il senso di onnipotenza pervade non pochi, e si confonde il
sogno con la realtà, pensando che tutto possa essere acquistato o sia esclusivo possesso
individuale, - avverte mons. Fisichella - ritornare a fare i conti con chi si è realmente
non sarebbe un danno, ma un’urgente necessità”. “La perdita del senso del peccato
è derivante in parte dalla perdita del senso di appartenenza alla comunità”.
Partecipa
all’incontro per la nuova evangelizzazione anche Salvatore Martinez, presidente
nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo. Federico Piana lo ha intervistato:
R. – La sfida
della nuova evangelizzazione è sempre più incombente. E’ ormai da 30 anni che questa
espressione “evangelizzazione” ritorna, è non è uno slogan ma è uno stato permanente
della vita della Chiesa. Giovanni Paolo II parlò della nuova evangelizzazione, dicendo
che il Vangelo rimane lo stesso, ma i metodi, l’ardore deve essere nuovo. Quindi,
non un nuovo Vangelo, ma un nuovo modo di comunicarlo.
D. – Chi sono
però i nuovi evangelizzatori?
R. – Va ricordato che i nuovi evangelizzatori,
intanto, sono tutti i cristiani. E’ fondamentale, forse, allora, lo scambio di mentalità,
perché molti cristiani sembrano esaurire la loro fede negli atti di culto e in questo
tempo potrebbero addirittura diventare atti privati. La fede ha sempre un rilievo
pubblico: la fede feconda le culture, gli stili di vita e la fede propone una moralità,
la passione di una moralità, quella cristiana, di un impegno, di un servizio specifico,
di una responsabilità per l’altro, per l’uomo. Ecco perché ogni cristiano è per natura
un evangelizzatore.
D. – Le difficoltà, per quanto riguarda la nuova
evangelizzazione, quali sono?
R. – Le difficoltà sono tante. Pensiamo
per esempio alla politica, al mondo della scienza, al mondo dell’economia. Ebbene,
lì c’è bisogno di cristiani che riscoprano il Vangelo e che abbattano il divario tra
fede e vita. Questo credo che sia oggi uno dei grandi ostacoli per cui in forza di
un’idea, che è quella del rispetto della diversità, del rispetto delle culture, del
rispetto delle legislazioni, il cristiano non è capace di vivere la sua laicità come
una laicità di proposta. Quindi, in una sorta di testimonianza remissiva, riduce la
propria presenza nella storia, confinandola alle sacrestie o a gruppi e comunità gratificanti
o gradevoli nella loro compagnia. Uscire fuori dal cenacolo e portare questo mondo
a Cristo è sicuramente un grande impegno. Le responsabilità sono allora talvolta strutturali,
perché ci sono molti limiti alla diffusione del Vangelo: talvolta sono personali,
sono legate per l’appunto alla difficoltà delle persone di dare Cristo, di dire Cristo,
di vincere la paura, la vergogna di dirci cristiani ogni giorno. Per questo è utile
un dicastero come questo della Promozione della nuova evangelizzazione ed è utile
segnalare che la nuova evangelizzazione è in atto e che la nuova evangelizzazione
deve contagiare, deve impegnare ogni cristiano, ogni battezzato. (ap)