2011-10-15 14:31:45

Il Papa incontra i responsabili della Nuova evangelizzazione. Mons. Fisichella: ridare slancio missionario alla comunità ecclesiale


Offrire risposte adeguate perché la Chiesa intera, lasciandosi rigenerare dalla forza dello Spirito Santo, si presenti al mondo con slancio missionario nuovo. Sono parole di Benedetto XVI che mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, ha ricordato dando il via in Vaticano all’incontro dal titolo “Nuovi evangelizzatori per la Nuova Evangelizzazione - La Parola di Dio cresce e si diffonde". L’incontro prevede un ampio spazio di confronto tra i responsabili di 33 Conferenze episcopali e 115 realtà ecclesiali. Poi, il concerto del tenore Andrea Bocelli, in attesa dell’arrivo del Papa, previsto alle 18.30. Per tutti i partecipanti, domani mattina alle 9.30, il Papa celebrerà la Santa Messa nella Basilica Vaticana. C’è da dire che nel corso della processione d’ingresso dalla sagrestia all’altare centrale il Papa farà uso della pedana mobile, già usata da Giovanni Paolo II. “Lo scopo – ha spiegato ai giornalisti padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana - è esclusivamente di alleviare l’impegno del Santo Padre, analogamente a quanto già avviene con l’uso della Papamobile nelle processioni introitali in ambienti esterni e in Piazza San Pietro”. Sull’intervento di mons. Rino Fisichella, il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

Se qualcuno oggi vuole riconoscere i cristiani lo deve poter fare per il loro impegno nella fede non per le loro intenzioni: così dice mons. Fisichella che, con le parole di Benedetto XVI, chiede: “risposte adeguate”, “slancio missionario” e “impulsi di evangelizzazione diversi” per realtà territoriali diverse. Servono spazi e coraggio nuovi per l’annuncio di sempre. Il punto centrale è sempre l’incontro con Cristo: la persona che crede fa questa esperienza e questa è chiamata a testimoniare. Ma mons. Fisichella spiega: “Molti, sbagliando, hanno pensato che l’annuncio esplicito non fosse più necessario e che la semplice testimonianza di vita fosse la nuova forma di evangelizzazione. Per sua stessa natura, invece, la testimonianza comporta l’annuncio esplicito del perché si sceglie di vivere alla sequela di Cristo”. Resta il fatto che bisogna affidarsi all’opera dello Spirito Santo e impegnarsi nella preghiera, ma mons. Fisichella raccomanda anche altro: “è determinante – dice - che ci facciamo carico anche di un pensiero profondo e di un’azione coerente”. “La mancanza di pensiero impoverisce la fede – sottolinea - e la rende debole perché incapace di poter raggiungere tutti”. Fede e pensiero – si capisce da diverse argomentazioni - devono invece poter parlare in tema e in ambito di famiglia, politica, e affrontare sfide e opportunità come l’immigrazione.

Un’altra considerazione: il pensiero parte dagli spazi privilegiati, come quello della Diocesi e della parrocchia. A questo proposito un richiamo: “una parrocchia che si rinchiudesse nell’accogliere altre espressioni di vita ecclesiale verrebbe meno nella sua stessa natura di essere espressione privilegiata di accoglienza e sintesi organica per la vita della comunità e, comunque, si priverebbe di una forza evangelizzatrice in grado di incontrare le persone là dove lavorano, operano e agiscono al di fuori del territorio parrocchiale e che la parrocchia è impossibilitata di raggiungere”. Poi una raccomandazione sulla liturgia: “la centralità e unicità del mistero può esprimersi in forme differenti ma senza mai venir meno nel suo legame con l’unica fede professata”. E poi mons. Fisichella parla di confessione e direzione spirituale, perché “rinchiuso nel suo individualismo l’uomo contemporaneo non è più capace di confronto e cade nell’illusione che il suo stile di vita dipenda da lui”. “In un periodo in cui il senso di onnipotenza pervade non pochi, e si confonde il sogno con la realtà, pensando che tutto possa essere acquistato o sia esclusivo possesso individuale, - avverte mons. Fisichella - ritornare a fare i conti con chi si è realmente non sarebbe un danno, ma un’urgente necessità”. “La perdita del senso del peccato è derivante in parte dalla perdita del senso di appartenenza alla comunità”.

Partecipa all’incontro per la nuova evangelizzazione anche Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo. Federico Piana lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – La sfida della nuova evangelizzazione è sempre più incombente. E’ ormai da 30 anni che questa espressione “evangelizzazione” ritorna, è non è uno slogan ma è uno stato permanente della vita della Chiesa. Giovanni Paolo II parlò della nuova evangelizzazione, dicendo che il Vangelo rimane lo stesso, ma i metodi, l’ardore deve essere nuovo. Quindi, non un nuovo Vangelo, ma un nuovo modo di comunicarlo.

D. – Chi sono però i nuovi evangelizzatori?

R. – Va ricordato che i nuovi evangelizzatori, intanto, sono tutti i cristiani. E’ fondamentale, forse, allora, lo scambio di mentalità, perché molti cristiani sembrano esaurire la loro fede negli atti di culto e in questo tempo potrebbero addirittura diventare atti privati. La fede ha sempre un rilievo pubblico: la fede feconda le culture, gli stili di vita e la fede propone una moralità, la passione di una moralità, quella cristiana, di un impegno, di un servizio specifico, di una responsabilità per l’altro, per l’uomo. Ecco perché ogni cristiano è per natura un evangelizzatore.

D. – Le difficoltà, per quanto riguarda la nuova evangelizzazione, quali sono?

R. – Le difficoltà sono tante. Pensiamo per esempio alla politica, al mondo della scienza, al mondo dell’economia. Ebbene, lì c’è bisogno di cristiani che riscoprano il Vangelo e che abbattano il divario tra fede e vita. Questo credo che sia oggi uno dei grandi ostacoli per cui in forza di un’idea, che è quella del rispetto della diversità, del rispetto delle culture, del rispetto delle legislazioni, il cristiano non è capace di vivere la sua laicità come una laicità di proposta. Quindi, in una sorta di testimonianza remissiva, riduce la propria presenza nella storia, confinandola alle sacrestie o a gruppi e comunità gratificanti o gradevoli nella loro compagnia. Uscire fuori dal cenacolo e portare questo mondo a Cristo è sicuramente un grande impegno. Le responsabilità sono allora talvolta strutturali, perché ci sono molti limiti alla diffusione del Vangelo: talvolta sono personali, sono legate per l’appunto alla difficoltà delle persone di dare Cristo, di dire Cristo, di vincere la paura, la vergogna di dirci cristiani ogni giorno. Per questo è utile un dicastero come questo della Promozione della nuova evangelizzazione ed è utile segnalare che la nuova evangelizzazione è in atto e che la nuova evangelizzazione deve contagiare, deve impegnare ogni cristiano, ogni battezzato. (ap)







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