Acceso dibattito politico in Italia dopo la fiducia al governo Berlusconi
Resta acceso il dibattito politico italiano all’indomani del voto parlamentare che
ha confermato la fiducia nel governo Berlusconi. L’esecutivo ha intanto approvato
il ddl stabilità ma l’opposizione parla di maggioranza al capo-linea. Per un commento
sull’esito del voto di ieri, Cecilia Seppia ha sentito Antonio Maria Baggio
docente di etica politica all’Università Sophia di Loppiano, promossa dal Movimento
dei Focolari:
R. – La sostanza
del nostro problema, per quanto riguarda la politica in Italia, è governare, non è
il fatto che la maggioranza di governo sopravviva, avendo alle spalle passaggi di
deputati quanto meno dubbi. La notizia che noi vorremmo sentire è che il governo governi,
perché le preoccupazioni del presidente della Repubblica vanno proprio in questo senso.
D.
– L’opposizione aveva deciso di non partecipare alla prima chiamata, tentando di non
far raggiungere il numero legale, ovvero 315, per la votazione, strategia che però
è stata fatta saltare da cinque deputati radicali e da due dell’Svp che sono comunque
entrati in aula. Si può dire che c’è una spaccatura anche in seno all’opposizione?
R.
– Sì, certamente, però questo è soltanto un sintomo, non è la spaccatura più grande.
Anche questa situazione di frammentazione, di scarsa convinzione che dà all’elettorato
preoccupa e lascia senza alternative. Teniamo conto che l’opposizione continua a ripetere
con costanza da anni che il presidente del Consiglio si deve dimettere, ma il presidente
finché ha una maggioranza non può fare questo passo ed è assurdo chiederlo.
D.
– La maggioranza barcolla, l’opposizione chiede le dimissioni del premier e forse
si perde di vista l’obiettivo, che è quello di trainare l’Italia fuori da questa crisi...
R.
– Quello che manca è veramente una volontà politica. Noi abbiamo bisogno adesso di
provvedimenti urgenti, che siano in favore della crescita. Ci sono cose che si possono
fare in maniera condivisa per il bene del Paese e fare una legge elettorale, in modo
che si possa andare a votare scegliendo i propri rappresentanti e non essendo sudditi
dell'attuale sistema elettorale. Nel frattempo, quello che si può fare è sviluppare
un dibattito vero, chiamare in causa i partiti, stanarli nelle loro posizioni, porre
i problemi. Questo lo può fare soltanto una società civile attenta. (ap)