Mons. Martinelli torna a Tripoli: il Paese è cambiato, sfida per i libici
“La Libia ha intrapreso un nuovo percorso, per potersi rinnovare dall’interno”. Così
mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, ha commentato
all'agenzia Sir la situazione nel Paese del nord Africa, dopo un breve periodo di
vacanza in Italia. Mons. Martinelli si è detto colpito positivamente al suo rientro
nella capitale libica “perché la situazione, agli occhi di una persona che viene da
fuori, è realmente cambiata. Sono diversi i volti delle persone, appaiono più distesi
– spiega il vicario apostolico -. Sono diversi i colori delle strade, dei manifesti.
Anche i nuovi colori della bandiera dicono il cambiamento avvenuto. Prima c’era un
clima da incubo, una tensione continua che rendeva impossibile parlare liberamente
– prosegue il prelato -. La gente ora può dire ciò che davvero pensa, non è più schiacciata
dalla paura, dalla preoccupazione di essere perseguitata dal regime”. Mons. Martinelli
è dunque fiducioso, anche se, precisa, “ho ben chiara la consapevolezza che il cammino
si presenta come una vera e ardua sfida per i libici: programmare la ritrovata libertà
a tutti i livelli, quello politico, ma anche educativo e sociale, e garantirla nel
modo più compiuto”. Il vicario apostolico di Tripoli fa cenno anche alla tragedia
della guerra che ha avuto “pesanti ricadute sia sul piano esterno, sia su quello interno.
Lo scontro a fuoco – aggiunge il vicario - ha accentuato le vecchie divisioni e ne
ha causate di nuove”. Per ora, conclude mons. Martinelli, “ci sono da curare le ferite
profonde recenti” ma “non mancano figure di intellettuali in grado di partecipare
e animare la costruzione di un progetto politico, ma anche sociale e religioso per
il Paese”. La sua speranza è che, oltre alle imprese economiche internazionali che
si prodigano per la Libia, nascessero anche “dei rapporti di collaborazione con realtà
culturali straniere, come le università, che favoriscano un lavoro di promozione a
tutto campo di tipo culturale”. (M.G.)