2011-10-12 15:40:49

Accordo Hamas-Israele: rilascio dell'israeliano Shalit in cambio di 1000 detenuti palestinesi


Con un accordo mediato dalla giunta militare egiziana, è arrivata l’intesa tra Hamas e Israele per la liberazione, dopo più di cinque anni di prigionia, di Ghilad Shalit, il militare israeliano prigioniero dal 2006 nella Striscia di Gaza sotto il controllo di Hamas, in cambio del rilascio di un migliaio di detenuti palestinesi. Scene di soddisfazione e giubilo si sono registrate sia nello Stato ebraico, sia a Gaza. Il rientro di Shalit in Israele potrebbe avvenire già entro una settimana, dopo una tappa al Cairo; mentre gli oltre mille detenuti palestinesi - tra cui non è incluso il leader di Tanzim, Marwan Barghuti - saranno rilasciati in due fasi, una imminente e l’altra fra due mesi. Sull’intesa raggiunta, Giada Aquilino ha intervistato Janiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente:RealAudioMP3

R. – E’ un accordo certamente importante, perché viene dopo anni e anni di detenzione di Shalit. E’ anche un accordo che segna un compromesso. Certamente Israele ha accettato di lasciare centinaia di terroristi che si erano macchiati di sanguinosi attentati e soprattutto Israele può dare l’impressione di cedere solamente alla forza: mentre, con il negoziato, Abu Mazen e l’Autorità nazionale palestinese hanno potuto trattare solo per poche centinaia di prigionieri, Hamas con il rapimento ha ottenuto molto di più. Hamas a sua volta, pur ottenendo il rilascio di 1027 prigionieri in più tranche, ha tuttavia dovuto cedere essenzialmente sul fatto che molte centinaia di questi saranno espulse fuori non solo dai Territori palestinesi, ma anche da Gaza. Quindi, è un accordo che è stato ottenuto grazie alla paziente mediazione della nuova autorità egiziana e anche con il contributo del mediatore tedesco, inviato da Angela Merkel.

D. – Hamas al momento è stretta tra l’assedio israeliano, il blocco internazionale e la pressione delle autorità di Ramallah che chiedono il riconoscimento della Palestina all’Onu. Perché ora Hamas ha deciso di accettare l’accordo con Israele? Ci sono state anche delle forze o dei motivi esterni?

R. – Certamente. Hamas era rimasta abbastanza isolata ai margini, nel momento in cui Abu Mazen si era presentato all’Assemblea generale dell’Onu e aveva pronunciato quel discorso così applaudito. Adesso, certamente, Hamas rientra al centro dell’attenzione perché, da un lato, l’iter per il riconoscimento dello Stato palestinese si sta arenando nei meandri del Consiglio di Sicurezza e, dall’altro, c’è il fatto che sul terreno ora, col rilascio di questi mille prigionieri, ci saranno manifestazioni di massa a favore di Hamas e ci saranno quindi cortei. Tuttavia Hamas ha dovuto cedere anche per la congiunta pressione - da un lato - della sempre più critica situazione che ha in Siria, dove il suo rapporto con Assad è stato incrinato dal fatto che Hamas è sostanzialmente solidale con quelli che stanno facendo le manifestazioni e che sono guidati dalla Fratellanza Musulmana, di cui Hamas è una costola, e - dall’altro - dalla pressione molto decisa del Cairo che, in qualche maniera, ha imposto l’accordo.

D. – Israele perché ha siglato ora l’intesa? Su Netanyahu pesano pressioni particolari?

R. – Si temeva che lo sviluppo delle rivoluzioni arabe potesse solo peggiorare le possibilità di rilascio del soldato Shalit e quindi hanno preferito portarlo a casa. E’ la prima volta che riescono a portare a casa un soldato vivo, da 26 anni a questa parte. Altro elemento è che, per lo meno sul breve periodo, Netanyahu avrà un bagno di popolarità. (ap)







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