Persiste la crisi nel nord del Kosovo: media l’Unione europea
La persistente crisi nel nord del Kosovo e le prospettive di ripresa del dialogo fra
Belgrado e Pristina sono stati i temi al centro dei colloqui che il mediatore europeo,
Robert Cooper, ha avuto oggi a Pristina con la dirigenza kosovara. Il responsabile
Ue ha incontrato il capo negoziatore kosovaro, Edita Tahiri, e il premier, Hashim
Thaci, ma nulla è trapelato sul contenuto dei colloqui, che proseguiranno domani.
La situazione è bloccata per le posizioni diametralmente opposte delle due parti:
Belgrado sostiene che il dialogo potrà riprendere solo dopo la soluzione della crisi
nel nord, legata ai due posti di frontiera con la Serbia di Jarinje e Brnjak. Crisi
che va affrontata in colloqui fra le parti. Pristina, al contrario, afferma che tale
questione è un affare interno del Kosovo e non può essere oggetto di negoziato. Nel
dialogo, si sottolinea a Pristina, non si possono affrontare tematiche politiche ma
solo problemi tecnici e concreti per la vita quotidiana della popolazione. Dal 16
settembre scorso, le due postazioni di frontiera sono bloccate e chiuse al transito
per la protesta dei serbi, maggioritari al nord, che contestano la presa di controllo
di Jarinje e Brnjak da parte di poliziotti e doganieri kosovari albanesi, appoggiati
da Eulex (missione europea) e Kfor (Forza Nato in Kosovo). Da settimane decine di
manifestanti presidiano barricate e posti di blocco in corrispondenza delle due postazioni.
I serbi del nord, che al pari di Belgrado non riconoscono l'indipendenza del Kosovo,
non accettano l'estensione dell'autorità di Pristina a una regione in cui loro costituiscono
la grande maggioranza.