2011-10-11 16:27:46

Liberia: alle elezioni in lizza anche la neo Premio Nobel per la pace


Oggi la Liberia alle urne per eleggere il proprio presidente della Repubblica. A contendersi la carica sono la presidente uscente, Ellen Johnson-Sirleaf, che ha ottenuto quest’anno il Nobel per la pace, e altri 15 candidati, tra i quali Winston Tubman, considerato uno dei favoriti, oltre all’ex calciatore, George Weah. Si tratta del secondo voto presidenziale della Liberia dopo un conflitto durato 14 anni e conclusosi solo nel 2003. Nel Paese, che ancora lavora al consolidamento di una fragile pace, si trovano anche 9.200 caschi blu della missione Unmil. Sulle imminenti elezioni e il loro significato per il Paese, Stefano Leszczynski ha intervistato Vittorio Scelzo, esperto di questioni liberiane:RealAudioMP3

R. – In questi giorni, il nome della Liberia è associato alla parola “pace”, al Nobel che è stato dato a due donne liberiane. È una buona notizia, dopo anni in cui al nome Liberia si associava la guerra, la guerra per i diamanti di sangue, lo sfruttamento dei bambini soldato. Oggi, effettivamente, per la Liberia si apre un capitolo nuovo, che si è iniziato con la fine della guerra civile, con le prime elezioni che ha vinto Ellen Johnson-Sirleaf. E oggi questo Nobel per la pace, queste nuove elezioni, segnano il consolidamento di una stagione nuova.

D. – Tuttavia, resta un Paese con forti tensioni. Anche le Nazioni Unite hanno prolungato il mandato della propria missione nel Paese. Quali sono i pericoli?

R. – Il Paese è segnato da 14 anni di una guerra civile molto dura: tanta gente, tanti giovani sono cresciuti nella cultura della guerra e tante armi hanno girato e girano nel Paese. Quindi, è importante che si continui a tenere sotto stretto controllo il problema della riconciliazione. La Commissione Verità e Giustizia, purtroppo, non ha funzionato come in altri Paesi africani. Quindi, c’è un problema serio di riconciliazione nel Paese. Ma credo che queste elezioni siano anche il segnale di qualcosa che cambia, qualcosa che si muove e di una pace che si consolida.

D. – Una pace che si consolida e che ha bisogno, tuttavia, anche di una forte politica di sviluppo per migliorare le condizioni di vita nel Paese. Cos’è che manca, praticamente, in Liberia?

R. – Mancano tante cose, anche se il Paese ha visto uno sviluppo molto positivo in questi ultimi anni. Io insisterei, però, sul fatto che c’è bisogno di dare una speranza di pace soprattutto alle giovani generazioni. Io ricordo che, quando noi della Comunità di Sant’Egidio abbiamo lavorato per la fine del conflitto, durante le ultime fasi della Seconda Guerra Civile liberiana, il problema era che si incontravano giovani che non avevano una visione per il futuro. Anche le nostre comunità presenti lì ci dicono che c’è il problema di nutrire una speranza per il futuro, di avere una visione pacifica per il futuro. Credo che in questo senso gli accadimenti di questi giorni siano un segnale sicuramente positivo e che ci sia uno spazio per costruire un futuro più pacifico per questo Paese. (ap)







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