Elezioni in Polonia: favorito il premier liberale Donald Tusk
La Polonia oggi alle urne per il rinnovo del Parlamento, composto dalla Camera bassa,
formata da 460 deputati, e dal Senato, che raccoglie 100 membri. Oltre 30 milioni
gli aventi diritto al voto. Al centro della campagna elettorale il confronto tra i
liberali del premier Donald Tusk e i conservatori guidati da Jarosław Kaczynski, in
un Paese che, diversamente da parte dell’Europa, ha fatto registrare negli ultimi
anni sensibili progressi economici. Sul possibile esito del voto, Giancarlo La
Vella ha sentito Luigi Geninazzi, esperto di Europa dell’Est:
R. – Si ripropone
ancora una volta un duello tra il premier Donald Tusk, del partito “Piattaforma civica”,
partito della destra moderata, e Jarosław Kaczynski, il gemello che ha perso il fratello
presidente nella tragedia del disastro aereo dell’anno scorso ed è attualmente
il capo dell’opposizione. A meno di clamorose sorprese, il premier dovrebbe essere
riconfermato nel suo incarico, perché può vantare – ed è l’unico caso in tutta l’Unione
Europea – buoni risultati economici: praticamente, la Polonia ha evitato la recessione,
ha evitato la crisi finanziaria globale ed ha continuato a crescere mediamente ad
un tasso del 4 per cento.
D. – Cosa ha consentito alla Polonia, in un’Europa
alle prese con la crisi economica, di mettere invece a segno questo trend positivo?
R.
– La Polonia ha sofferto molto, non solo in epoca comunista, ma anche all’inizio degli
anni Novanta. Ha intrapreso una dura strada di privatizzazioni, di ristrutturazioni
e quindi tante riforme che costano lacrime e sangue erano già state fatte. La Polonia
si è trovata a partire dagli anni 2000 in posizione favorevole. Per esempio, un dato
interessante è nei due milioni di polacchi che avevano scelto la strada dell’emigrazione
per cercare lavoro: la maggior parte sono tornati proprio in questi ultimi anni, sia
per la crisi che ha investito l’Europa, sia perché la Polonia è tornata ad offrire
buone possibilità di lavoro. E’ diventata, dal punto di vista del pil, la sesta economia
dei 27 Paesi dell’Unione Europea. Naturalmente, dovrà ancora fare parecchia strada
per arrivare ai livelli quantitativi dei Paesi occidentali.
D. – I rapporti
con gli ex partner dei tempi dell’Unione Sovietica, come sono oggi?
R.
– La Polonia gioca un ruolo fondamentale, proprio adesso che il Paese presiede il
semestre europeo – dall’inizio di luglio – insiste molto sulla possibilità di intrecciare
nuovi partenariati con Paesi dell’Europa centrorientale. Naturalmente, è il Paese
anche più vigile sull’involuzione autoritaria a cui stiamo assistendo in Bielorussia
e anche a preoccupanti situazioni che si stanno svolgendo in Ucraina. Quindi, diciamo
che la Polonia in questi mesi sta insistendo molto perché l’Unione Europea non pensi
solo al Mediterraneo, alla Primavera araba ma guardi anche ad Est pensando a nuovi
allargamenti. E su questo voglio dire una cosa curiosa ma interessante: durante le
operazioni di voto, tra gli osservatori internazionali a Varsavia anche delegazioni
provenienti dalla Tunisia e dall’Egitto, cioè dai due nuovi Paesi che tra poche settimane
affronteranno le prime elezioni libere e democratiche, che sono venuti – diciamo così
– ad imparare la democrazia nel Paese di Solidarnosc … (gf)