Vertice in Sudan. I due presidenti del Sud e del Nord: superare le contese attraverso
il dialogo
Il presidente dello Stato del Sud Sudan, Salva Kiir è in visita a Khartoum, capitale
del Sudan, Si tratta della prima visita di Stato dalla dichiarazione di indipendenza
del Sud, il 9 luglio scorso. Il leader sud-sudanese ha incontrato il presidente del
Nord-Sudan al-Bashir, con il quale ha concordato di risolvere attraverso il dialogo
ogni contesa. Ma non sono stati precisati, almeno per il momento, punti concreti di
intesa. Fausta Speranza ha parlato degli sviluppi politici in atto con Maurizio
Simoncelli, del Consiglio Direttivo dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio
Disarmo:
R. - Mi sembra
importante, perché certamente i due Paesi devono trovare un’intesa. Questo è fondamentale:
non si può immaginare che il Sud Sudan possa sviluppare una vita nazionale indipendentemente
dal Nord Sudan. E’ un Paese nuovo, che sta sorgendo e che ha bisogno certamente di
creare una serie di relazioni, in particolare anche con quello che era prima parte
di uno stesso territorio.
D. - Prof. Simoncelli, ci sono delle questioni
politiche aperte...
R. - Ci sono grossi problemi relativi a parti del
territorio, alle ricchezze energetiche, problemi relativi alle risorse idriche, alle
risorse petrolifere in particolare. Per questo i due Paesi devono trovare un’intesa.
Sono problemi che sono stati all’origine - possiamo dire - degli scontri che ci sono
stati tra le due parti del Sudan. Per fortuna, dopo una tragedia incredibile come
è stata quella del Sud Sudan con persecuzioni e circa 2 milioni di profughi, oggi
si è arrivati ad una istituzionalizzazione di due realtà separate, che però sono “condannate”
comunque a collaborare.
D. - Intanto in due Stati del Sudan - Nilo
Azzuro e Sud Kordofan - si combatte: sono Stati che si trovano immediatamente al Nord
della nuova frontiera tra Sudan e Sud Sudan. Perché lì si combatte?
R.
- Si combatte perché sono zone in cui - appunto - ancora non si sono risolte dispute
di interesse economico. E l'interesse economico è importantissimo: legato alle risorse
energetiche, che in generale sono concentrate per lo più nel Sud Sudan.
D.
- C’è il rischio che la comunità internazionale dimentichi quest’area, dopo vent’anni
di guerra civile e dopo la difficile secessione del Sud?
R. - Sì, potrebbe
accadere. C’è però un’importanza fondamentale del Sud Sudan: è ricco di petrolio e
pertanto - potremmo dire cinicamente - quando c’è un interesse legato al petrolio
è difficile che la comunità internazionale se ne possa disinteressare e dimenticare.
Le aree che sono geopoliticamente importanti non vengono dimenticate, soprattutto
dalle grandi potenze. Quindi, da questo punto di vista, io spero che ci sia un interesse
vivo e che questi conflitti non possano degenerare in una guerra permanente, che potrebbe
solamente destabilizzare ed impoverire tutti e due i Paesi. (mg)