Due giorni d'incontri a Torino sulle infiltrazioni mafiose nel Nord d'Italia. Intervista
con don Ciotti
Si è aperta ieri nella sede del Gruppo Abele a Torino una due giorni d’incontro e
approfondimento sul problema delle infiltrazioni mafiose nel Nord d’Italia, promossa
dall’associazione per la legalità “Libera”. Obiettivo dell'evento è capire quale possa
essere la strada giusta per contrastare la rete criminosa in un momento in cui i suoi
volumi d’affari crescono. Al microfono di Andrea Antonelli, don Luigi Ciotti,
presidente di “Libera”:
R. – La mafia
al Nord c’è da oltre 50 anni. Non a caso a Torino fu ucciso, anni fa, il procuratore
capo della Repubblica, Bruno Caccia; Bardonecchia fu commissariata per infiltrazione
mafiosa; penso alla mafia nel Nordest, la mafia del Brenta, penso alle centinaia di
beni confiscati a Milano e in Lombardia … quindi, una presenza criminale nel Nord
che oggi torna alla ribalta. Ma c’è sempre stata, come ci sono sempre stati gli anticorpi
da parte delle istituzioni, della magistratura, delle forze di polizia per respingere
tutto questo.
D. – Cosa permette alle mafie di essere tanto forti, oggi?
R.
– Oggi le mafie sono forti perché la politica è molto debole, autoreferenziale, perché
si è abbassata quell’attenzione che bisognava mettere in un certo modo per affrontare,
per leggere, per conoscere, per fare di più la propria parte. Viviamo un momento molto
difficile, da questo punto di vista …
D. – Quali sono le speranze?
R.
– La democrazia si fonda su due doni: la giustizia e la dignità. Sono doni impegnativi
perché toccano la vita di tutti. Ma la democrazia non potrà mai stare in piedi senza
l’impegno e la responsabilità di ciascuno di noi. Certo, noi chiediamo allo Stato,
alle istituzioni che facciano la loro parte, ma noi siamo chiamati a fare la nostra.
I ragazzi hanno voglia di trovare dei punti di riferimento veri, coerenti, credibili;
hanno bisogno di concretezza, di vedere dei segnali di speranza. La speranza che chiede
a ciascuno di noi di mettersi in gioco, perché la speranza o è di tutti o non è speranza.
Senza una responsabilità condivisa, la democrazia rischia di diventare una scatola
vuota. Dobbiamo ridare speranza facendo veramente cose che diano questo senso della
partecipazione, di responsabilità e di corresponsabilità, di protagonismo dei giovani
...(gf)