Beatificata la religiosa catalana Ana María Janer Anglarill. Il Papa: donna forte
e umile, misericordiosa verso tutti
Una donna che fu un esempio di “carità creativa”. È questa una delle definizioni che
il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha
riservato ad Ana María Janer Anglarill, religiosa catalana elevata questa mattina
agli onori degli altari. La cerimonia di Beatificazione, presieduta dal porporato
a nome del Papa, si è svolta questo sabato a La Seu d’Urgell, nella comunità autonoma
spagnola della Catalogna. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Ci sono donne
e uomini il cui destino è quello di lasciare dietro di sé, come luminose “comete”
del bene, una scia destinata a non dissolversi mai. Persone che invece della passione
per sé hanno quella per gli altri, bruciante e assoluta. Altrimenti non si potrebbe
dire per Ana María Janer Anglarill, una catalana che attraversa l’Ottocento disseminando
la sua terra di ospedali, collegi, case di accoglienza, perché chiunque – povero o
ammalato che fosse, appena nato o vicino alla morte – aveva diritto a un pezzo del
suo cuore e di quello di chi aveva deciso di affiancarla in questa avventura della
carità. Nel tracciarne all’omelia della Messa di Beatificazione un profilo biografico,
il cardinale Angelo Amato ha sottolineato come agli occhi di
quelle che diverranno suore della Sacra Famiglia di Urgell, fondate nel 1859, Janer
Anglarill ha già dato fin lì prova in prima persona di essere un’inesausta consacrata
alla solidarietà:
“Benedetto XVI afferma che Madre Janer fu una ‘donna
forte, umile, ricca di misericordia verso tutti, soprattutto verso i bisognosi e ammalati’.
Si può aggiungere che in lei, ‘figlia del popolo catalano’, le virtù proprie della
sua terra - come l’infaticabile capacità di lavoro, le eccellenti doti organizzative
e di governo, la grande affabilità con tutti - vengono esaltata dalla sua grande carità
verso Dio e verso il prossimo”.
Madre Janer non è risparmiata dalla
persecuzione. Le guerre carliste e civili che guadagnano alla Spagna del 19.mo secolo
morte, fame e peste colpiscono anche la Chiesa, spogliata nel 1836 degli Ordini religiosi.
La futura Beata finisce all’esilio in Francia, ma non va in esilio da lei l’amore
per quel Gesù che ha promesso di amare e che ora vede soffrire negli orfani di guerra,
nei giovani disabili che affollano gli ospedali. “La grande virtù della carità – ha
detto il cardinale Amato – era accompagnata dall’umiltà, virtù piccola, ma indispensabile
per l’autentica pratica della carità”. Per le sue suore – oggi presenti anche in Centro
e Sud America e in Guinea Equatoriale, oltre che in Spagna, Italia e Andorra – Madre
Janer Anglarill fu di sprone continuo a essere “benevole” e “pacifiche”, “trattabili”
e “dolci”. Ovvero, a portare dal di dentro all’esterno il meglio di un essere umano,
il meglio di un cristiano:
“Le suore della Sacra Famiglia di Urgell
oggi vanno incontro con coraggio e creatività alle nuove povertà, presenti, nella
nostra Europa, nelle famiglie destrutturate, nell’immigrazione crescente, nella mancanza
del senso trascendente della vita, nel pessimismo sterile che toglie entusiasmo di
futuro ai giovani”.
Eletta nel superiora del proprio Istituto all’età
di ottant’anni, allo scadere del mandato, nel 1883, Madre Janer Anglarill torna a
essere una semplice suora, che pulisce il refettorio e si occupa dei servizi del convento,
con quella stessa dedizione che ha fatto scuola:
“La Beata Janer è anche
una bussola che ci orienta verso i bisognosi, che ancora oggi sono tanti, perché ancora
oggi ci sono affamati, assetati, ammalati, emigranti e carcerati. La Chiesa è amica
dei bisognosi e le sue braccia sono sempre aperte ad accoglierli”.