2011-10-05 19:24:07

L'FMI lancia l'allarme sull'Italia dopo il declassamento di Moody's. Chiusura positiva per le borse europee


“La crescita italiana è assolutamente deludente”. Così il Fondo monetario internazionale lancia l’allarme dopo il declassamento del paese da parte dell’Agenzia Moody’s, che ha portato il rating al livello A2. Dal canto suo l’Ue ribadisce piena fiducia al governo. Sul fronte interno esplodono le opposizioni. Duro il commento del presidente di Confindustria Marcegaglia che parla dell’ennesima perdita di credibilità internazionale. Il servizio di Cecilia Seppia RealAudioMP3
Come dunque interpretare questo nuovo declassamento dell'Italia da parte di Moody's? Adriana Masotti l’ha chiesto al prof. Giacomo Vaciago, docente di politica economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano:RealAudioMP3

R. – Diciamo che conferma un giudizio negativo sull’Italia che viene da molte fonti, interne ed internazionali: Confindustria ha detto che il Paese va indietro, invece di andare avanti; gli organismi internazionali continuano ad auspicare che l’Italia faccia di più; la Bce, Draghi e Trichet, hanno scritto una lettera al nostro governo, preoccupata, e in cui auspicava molti provvedimenti sia per ridurre il deficit, sia soprattutto per far ripartire la crescita. Anche Moody’s non è tanto preoccupata che il deficit pubblico o il debito pubblico sia troppo grande, ma è preoccupata perché c’è molta incertezza politica - non si sa se e quale governo farà quali cose rispetto a ciò che serve nel Paese – e poca crescita: il Paese anzi sta frenando…

D. – Il governo sta lavorando intorno ad un nuovo piano di sviluppo proprio per rispondere a questo bisogno di crescita. Lei come vede il prossimo futuro?

R. – Diciamo che la crescita richiede riforme inizialmente impopolari. Bisogna lavorare di più e meglio: di più significa lavorare più a lungo e ridurre la disoccupazione; meglio significa adottare nuove tecnologie che risparmino lavoro aumentando la produttività. Nel nostro settore pubblico, al di là delle tante chiacchiere, si usano ancora carta e fotocopiatrici, le tecnologie del passato. Ci si sta ancora preoccupando che i funzionari del settore pubblico vadano in ufficio, mentre in giro per il mondo col telelavoro la gente può benissimo lavorare da casa sua… In sostanza per crescere bisogna fare cose inizialmente impopolari: le riforme che ha fatto Schroeder e che ha poi proseguito la Merkel in Germania; le riforme che hanno fatto nel Nord Europa hanno costi politici, più che costi finanziari. Politici significa che serve un governo fortemente motivato, unito, che riesca ad imporre queste priorità. Questo al momento non si vede…

D. – Certo, le agenzie di rating non dovrebbero essere influenzate da valutazioni e visioni politiche, ma evidentemente qui le cose sono molto intrecciate: ricordo anche Tremonti che ha avuto una battuta, parlando della Spagna, dicendo che “lì forse le cose vanno meglio, perché vanno al voto”…
R. – Certamente il voto produce un governo, in Spagna, quasi con certezza; da noi anche con questa legislazione elettorale non sai se poi hai un governo o no. Attenzione: le agenzie non devono dare giudizi politici nel merito, ma certamente auspicano la governabilità, la credibilità dell’azione di governo. Che questo nostro governo abbia perso molta credibilità, lo dicono un po’ tutti. (mg)








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