Il Papa all'udienza generale: nel deserto del razionalismo Dio è la guida che custodisce
la sua Chiesa
“Quando Dio apre la sua tenda per accoglierci, nulla può farci del male”. È un messaggio
di assoluta fiducia quello che Benedetto XVI ricava dalla meditazione del celebre
Salmo 23, quello del “Buon Pastore”. Il Papa ne ha parlato all’udienza generale di
questa mattina, in Piazza San Pietro, affermando che la presenza di Dio è certa anche
nel “deserto del razionalismo”. Benedetto XVI ha poi concluso ricordando la prossima
festa della Madonna del Rosario e invitando i cristiani a “riscoprire” questa preghiera
mariana. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Non manco
di nulla”. Un versetto che la Chiesa intona da duemila anni, ripetendo una ancor più
antica preghiera e soprattutto una certezza: quella della indefettibile benevolenza
di Dio. Benedetto XVI ha seguito e riflettuto sugli elementi descrittivi e paesaggistici
che compongono il Salmo 23 mettendo in rilievo come – in un ambiente desertico come
quello narrato dal Salmista – il riferimento “ai pascoli erbosi” ai quali il Buon
Pastore conduce il suo gregge rimanda al profondo “bene” che il Pastore stesso nutre
per i suoi armenti:
“Cari fratelli e sorelle, anche noi, come il
Salmista, se camminiamo dietro al ‘Pastore buono’, per quanto difficili, tortuosi
o lunghi possano apparire i percorsi della nostra vita, spesso anche in zone desertiche
spiritualmente, senza acqua e con un sole di razionalismo cocente, sotto la guida
del pastore buono, Cristo, siamo certi di andare sulle strade ‘giuste’ e che il Signore
ci guida e ci è sempre vicino e non ci mancherà nulla”.
A un certo
punto sul gregge cala il buio della notte; “c’è il rischio – osserva il Papa – di
inciampare oppure di allontanarsi e di perdersi”. Tuttavia il Salmista, prosegue il
Pontefice, non è assalito da alcun timore, si sente rassicurato, come dovrebbero sentirsi
allo stesso modo la Chiesa e ogni singolo credente:
“Quel ‘tu
sei con me’ è una proclamazione di fiducia incrollabile, e sintetizza l’esperienza
di fede radicale; la vicinanza di Dio trasforma la realtà, la valle oscura perde ogni
pericolosità, si svuota di ogni minaccia. Il gregge ora può camminare tranquillo,
accompagnato dal rumore familiare del bastone che batte sul terreno e segnala
la presenza rassicurante del pastore”.
Dopo l’erba
e l’acqua, la scena del Salmo si sposta all’interno di una tenda, quella dove il pastore
vive con il suo gregge e dove il Salmista viene accolto – ha sottolineato Benedetto
XVI – con una “generosa ospitalità”. Anche qui si respira un’atmosfera di grande serenità:
“Il
Salmista è fatto oggetto di tante attenzioni, per cui si vede come un viandante che
trova riparo in una tenda ospitale, mentre i suoi nemici devono fermarsi a guardare,
senza poter intervenire, perché colui che consideravano loro preda è stato messo al
sicuro, è diventato ospite sacro, intoccabile. E il Salmista siamo noi se siamo realmente
credenti in comunione con Cristo. Quando Dio apre la sua tenda per accoglierci, nulla
può farci del male”.
Il Papa ha concluso la catechesi ricordando
come l’antica figura del Buon Pastore abbia trovato in Gesù “la sua pienezza di significato”:
“Gesù
è il ‘Buon Pastore’ che va in cerca della pecora smarrita, che conosce le sue pecore
e dà la vita per loro, Egli è la via, il giusto cammino che ci porta alla vita, la
luce che illumina la valle oscura e vince ogni nostra paura (…) Chi va col Signore
anche nelle vali oscure della sofferenza, dell'incertezza e di tutti i problemi umani,
si sente sicuro. Tu sei con me: questa è la nostra certezza, quella che ci sostiene”.
Al
momento dei ringraziamenti, Benedetto XVI ne ha rivolto uno speciale in lingua inglese
alla delegazione della Facoltà di Teologia dell’Università greca di Salonicco, che
ha voluto insignire il Papa della medaglia d’oro “Apostle Jason”. Il Pontefice si
è detto “profondamente onorato” del gesto, riconoscendovi “un segno eloquente della
crescente comprensione e del dialogo esistente tra cattolici e ortodossi”. Oltre a
rivolgere un saluto, fra gli altri, al cardinale arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo
– a Roma con i vescovi siciliani a un anno dalla visita pastorale del Papa alla città
– Benedetto XVI ha ricordato, in lingua slovacca, la memoria liturgica di dopodomani
della Beata Vergine Maria del Rosario. “Riscoprite – ha detto – il valore della preghiera
del Rosario come via per un incontro personale con Cristo”.