Borse in rialzo nonostante il declassamento dell'Italia
Borse europee in rialzo nonostante il nuovo declassamento per l’economia italiana
annunciato ieri sera dall’agenzia di rating Moody’s. La vulnerabilità del Paese è
aumentata, affermano gli analisti, anche se il rischio di fallimento resta remoto.
Per il governo la scelta di Moody’s era nell’aria: il premier Berlusconi ha dichiarato
che l’Europa appoggia le ultime riforme per la crescita varate dal suo esecutivo.
Appoggio confermato oggi da un portavoce della Commissione Ue secondo cui l’Italia,
grazie agli impegni presi, ha la possibilità di arrivare al pareggio di bilancio nel
2013. Per l’opposizione il taglio del rating è un ulteriore segno di sfiducia nei
riguardi dell’Italia e una chiara richiesta di cambiamento. Come dunque interpretare
questo nuovo declassamento? Adriana Masotti l’ha chiesto al prof. Giacomo
Vaciago, docente di politica economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore
di Milano:
R. – Diciamo
che conferma un giudizio negativo sull’Italia che viene da molte fonti, interne ed
internazionali: Confindustria ha detto che il Paese va indietro, invece di andare
avanti; gli organismi internazionali continuano ad auspicare che l’Italia faccia di
più; la Bce, Draghi e Trichet, hanno scritto una lettera al nostro governo, preoccupata,
e in cui auspicava molti provvedimenti sia per ridurre il deficit, sia soprattutto
per far ripartire la crescita. Anche Moody’s non è tanto preoccupata che il deficit
pubblico o il debito pubblico sia troppo grande, ma è preoccupata perché c’è molta
incertezza politica - non si sa se e quale governo farà quali cose rispetto a ciò
che serve nel Paese – e poca crescita: il Paese anzi sta frenando…
D.
– Il governo sta lavorando intorno ad un nuovo piano di sviluppo proprio per rispondere
a questo bisogno di crescita. Lei come vede il prossimo futuro?
R. –
Diciamo che la crescita richiede riforme inizialmente impopolari. Bisogna lavorare
di più e meglio: di più significa lavorare più a lungo e ridurre la disoccupazione;
meglio significa adottare nuove tecnologie che risparmino lavoro aumentando la produttività.
Nel nostro settore pubblico, al di là delle tante chiacchiere, si usano ancora carta
e fotocopiatrici, le tecnologie del passato. Ci si sta ancora preoccupando che i funzionari
del settore pubblico vadano in ufficio, mentre in giro per il mondo col telelavoro
la gente può benissimo lavorare da casa sua… In sostanza per crescere bisogna fare
cose inizialmente impopolari: le riforme che ha fatto Schroeder e che
ha poi proseguito la Merkel in Germania; le riforme che hanno fatto nel Nord Europa
hanno costi politici, più che costi finanziari. Politici significa che serve un governo
fortemente motivato, unito, che riesca ad imporre queste priorità. Questo al momento
non si vede…
D. – Certo, le agenzie di rating non dovrebbero essere
influenzate da valutazioni e visioni politiche, ma evidentemente qui le cose sono
molto intrecciate: ricordo anche Tremonti che ha avuto una battuta, parlando della
Spagna, dicendo che “lì forse le cose vanno meglio, perché vanno al voto”…
R.
– Certamente il voto produce un governo, in Spagna, quasi con certezza; da noi anche
con questa legislazione elettorale non sai se poi hai un governo o no. Attenzione:
le agenzie non devono dare giudizi politici nel merito, ma certamente auspicano la
governabilità, la credibilità dell’azione di governo. Che questo nostro governo abbia
perso molta credibilità, lo dicono un po’ tutti. (mg)