Bolivia: il cardinale Terrazas incontra gli indigeni che difendono il Parco Tipnis
Il cardinale Julio Terrazas, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, ha incontrato
nel fine settimana un gruppo di indigeni accampati davanti alla cattedrale di Santa
Cruz in sciopero della fame, per solidarietà con i partecipanti alla marcia in difesa
del Territorio Indigeno Parco Nazionale Isiboro Sécure (Tipnis). “Sono venuto di persona
ad ascoltare le vostre preoccupazioni": con queste parole il cardinale ha iniziato
a dialogare con questo gruppo di manifestanti, cui ha chiesto di riflettere bene sull’azione
intrapresa, perché “è sempre un rischio per la vostra salute e una preoccupazione
per i vostri cari" ha aggiunto. Congedandosi da loro, l'arcivescovo ha benedetto le
persone radunate e ha ribadito che si deve trovare una soluzione, "percorrendo le
vie della giustizia e della pace, che tutto il Paese desidera, in modo da costruire
un Paese per tutti e un Paese dove si rispetti il bene comune e la dignità della persona
umana". Lunedì scorso le comunità del Tipnis hanno ripreso la loro marcia verso La
Paz, per protestare contro la costruzione della seconda sezione della strada che attraversa
l'insediamento indigeno per collegare i dipartimenti di Beni (nord) e Cochabamba (centro).
Gli indigeni hanno ripreso la marcia a Quiquibey, una città situata sul confine tra
i dipartimenti di Beni e La Paz (ovest), a circa 300 chilometri dalla capitale boliviana,
dopo cinque giorni di fermo per la repressione violenta della polizia subita una settimana
fa nel comune di Yucumo. "Restiamo fermi nella nostra decisione e andiamo avanti nella
difesa del nostro territorio e dell'integrità dei 34 gruppi indigeni. Arriveremo a
La Paz" ha detto alla stampa il presidente del popolo indigeno Moseten, Marcelino
Chairini, mentre ha assicurato che la marcia è una protesta pacifica. Circa la metà
dei manifestanti è costituita da donne, 20 delle quali in stato di gravidanza, mentre
ci sono anche circa 90 bambini. La "Defensoria del Pueblo" (organismo che si occupa
della tutela dei diritti umani) è presente per evitare possibili disordini, come riferito
alla stampa locale da Gonzalo Fuentes, uno dei loro rappresentanti. Una volta a La
Paz, ha spiegato il presidente del gruppo centrale del Tipnis, Fernando Vargas, gli
indigeni presenteranno al governo una lista di 16 richieste, prima fra tutte quella
relativa alla costruzione della strada in discussione. La marcia di protesta è iniziata
il 15 agosto da Trinidad, con circa 1500 partecipanti. Finora sono sette i comitati
ministeriali che hanno cercato di negoziare con gli indigeni per fermare la protesta.
Tuttavia l'azione della polizia a Yucumo ha rotto questo dialogo. In questo contesto,
il Presidente boliviano, Evo Morales, ha chiesto scusa agli indiani per gli "eccessi"
della polizia e ha ordinato di creare un comitato ad alto livello, composto da esperti
nazionali ed internazionali, per studiare quello che è successo. Inoltre ha deciso
di sospendere la costruzione della strada, sottoponendo la questione ad un referendum
che si realizzerà a Beni e a Cochabamba. I partecipanti alla marcia hanno riconosciuto
davanti alla stampa internazionale l'appoggio umanitario della Chiesa durante la marcia,
in modo speciale prima, durante e dopo l'intervento violento della polizia. (R.P.)