Svizzera: il cardinale Koch al 150.mo dell’Azione Cattolica del Canton Ticino
“Solo un Dio annunciato pubblicamente è a vantaggio dell’uomo e della sua dignità”:
è quanto ha detto il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per
la promozione dell’unità dei cristiani, intervenendo al Congresso per i 150 anni di
attività dell’Azione Cattolica del Canton Ticino. Due giorni di lavori, conclusisi
domenica a Lugano, per ricordare il lungo cammino percorso dall’associazione. Nel
suo intervento, il porporato si è soffermato sulla natura missionaria della Chiesa,
ribadendo che essa “ha una missione universale, alla quale non può rinunciare senza
tradire la sua ragion d’essere”. Per questo, ha continuato il cardinale Koch, “la
Chiesa deve entrare nella sfera pubblica, senza lasciarsi relegare alla sfera privata”.
Il porporato ha poi puntato il dito contro “tre processi di scristianizzazione dell’Europa”,
datati 1968, 1989 e 2000. La prima di queste tre date rimanda a “speranze illusorie
di un’ideologia che voleva l’uomo creatore di se stesso”; la seconda, invece, richiama
la caduta del Muro di Berlino e le risposte alle promesse del marxismo, ovvero “un
relativismo radicale, un ateismo aggressivo e una profonda crisi spirituale”. Infine,
oggi si constata che “le mura del cuore non sono ancora cadute”. In questo senso,
il cardinale Koch ha ribadito che un’Europa basata sul solo interesse economico non
può prosperare, poiché “una comunità di Stati che vuole ignorare la dimensione religiosa
sarà sempre un ostacolo alla convivenza di persone di diverse fedi e culture. Perché
una società che vuole relegare la religione alla sfera privata è incapace di dialogare
con la religione e con la cultura”. Cosa possono fare allora i cristiani? Scegliere
unicamente la “via indicata dal Vangelo”, ha concluso il porporato, perché ciò evita
sia il rischio di secolarismo che quello del fondamentalismo. Tra gli altri interventi
al Congresso, si segnala quello di Paola Bignardi, presidente dell’Azione cattolica
italiana fino al 2005, che ha invitato i laici a “ritornare all’essenza della fede”,
ovvero al mistero di Cristo, cercando di trasformare se stessi ed il mondo attraverso
“l’amore di Dio”. Infine, il vescovo di Lugano, mons. Pier Giacomo Grampa, ha ribadito
la natura missionaria dei laici, ricordando che “si avverte il bisogno di un nuovo
e generoso impegno dei cristiani in politica”. (A cura di Isabella Piro)