Pakistan: leader cristiani e musulmani contro la possibile liberazione dell'assassino
di Taseer
Gruppi islamici stanno orchestrando la liberazione di Mumtaz Qadri, l'assassino dell'ex
governatore Salman Taseer. In tale frangente, Ong, vescovi e leader islamici moderati
rilanciano la richiesta di “salvezza e libertà per Asia Bibi”. I due casi sono legati
a doppio filo: Mumtaz Qadri, reo-confesso, è stato condannato a morte tre giorni fa
per l'assassinio dell'ex governatore del Punjab Salman Taseer; la cristiana Asia Bibi,
madre di famiglia è stata condannata a morte per blasfemia nel novembre 2010 dal tribunale
di Sheikhpura, in Punjab, e attualmente si trova in carcere. Il governare Taseer è
stato ucciso proprio per aver sostenuto l’innocenza di Asia, si era speso per la sua
liberazione e per l’abrogazione della “legge sulla blasfemia”. Oggi i gruppi radicali
islamici che considerano Qadri un eroe, riuniti nella rete “Tahafuz-e-Namoos-e-Risalat”
(Alleanza per difendere il nome del Profeta) stanno studiando il meccanismo legale
per giungere alla sua liberazione. Come informano fonti dell'agenzia Fides in Pakistan,
la via prescelta è quella del “diyat” (il cosiddetto “prezzo del sangue”), prevista
dalla legge islamica, per cui l’omicida può risarcire la famiglia della vittima con
una somma di denaro, ottenendo il “perdono” e dunque la libertà. E’ una pratica che
solo i tribunali islamici possono avallare legalmente. La rete “Sunni Tehreek” ha
già detto di aver raccolto 200 milioni di rupie da destinare alla famiglia di Taseer
come “diyat”. La famiglia – seppur benestante – sarà costretta ad accettare, subendo
un ricatto, perchè in ballo c’è anche la sorte di Shabhaz Taseer, figlio del governatore,
che è ancora in mano a un gruppo di sequestratori. Accettando il “diyat” – spiegano
– il figlio verrebbe restituito alla famiglia. L’unico passaggio necessario è quello
che il presidente del Pakistan passi la giurisdizione del caso Qadri dal tribunale
civile antiterrorismo ad una Corte islamica. La formula del “diiyat” è stata applicata
(e utilizzata come soluzione a una vicenda spinosa) nel caso di Raymond Davis, agente
americano della Cia, incarcerato a fine gennaio per aver ucciso due uomini in Pakistan.
Il tribunale di Lahore lo ha rimesso in libertà in cambio di un risarcimento alla
famiglia, come previsto dal codice penale islamico. “Il piano degli estremisti è chiaro”
nota Haroon Barkat Masih, leader della “Masihi Foundation”, che si occupa dell’assistenza
legale e materiale di Asia Bibi. Oggi la Fondazione ha raccolto intorno a sé altre
Ong come “Life for All” e “Breaking Bonds”, alcuni vescovi, come mons. Rufin Anthony,
vescovo cattolico di Islamabad, e Mons. Ijaz Inayat, vescovo protestante di Karachi
(della “Chiesa del Pakistan”), e anche alcuni leader e studiosi musulmani moderati,
per lanciare un appello: “Chiediamo nuovamente, con forza, libertà e salvezza per
Asia Bibi. La sua storia è legata a quella di Taseer. Se venisse liberato un omicida
accertato come Qadri, tantopiù una innocente come Asia deve essere rimessa in libertà.
Se il presidente del Pakistan concederà il cambio di giurisdizione, allora potrà anche
concedere la grazia a una innocente e liberare immediatamente Asia Bibi, madre di
famiglia che marcisce in carcere. Oppure adoperarsi per una immediata revisione del
processo, che è stato del tutto falsato, e una revoca della condanna”. (R.P.)