Attentato kamikaze a Mogadiscio: decine di morti. Mons. Bertin: messaggio degli Shabaab
alla comunità internazionale
Attentato stamane a Mogadiscio, capitale della Somalia. Almeno 65 persone sono morte
ed oltre 40 sono rimaste ferite. Un camion bomba guidato da un kamikaze è esploso
all'interno del recinto di un palazzo governativo, che ospita quattro Ministeri, fra
cui quello dell’Educazione. Strage fra i soldati di guardia e gli studenti in fila
per sostenere un esame. L'attacco è stato rivendicato dai ribelli islamici Shabaab.
Sulle motivazioni di questo nuovo attacco degli Shabaab, Helene Destombes ha
intervistato l’amministratore apostolico di Mogadiscio, mons. Giorgio Bertin,
in questi giorni a Roma per partecipare ad una conferenza sulla fame nel Corno d’Africa:
R. – Probabilmente
penso che l’abbiano fatto proprio per far capire che, anche se si sono ritirati da
Mogadiscio due mesi fa, sono ben presenti e bisogna fare i conti con loro per qualsiasi
futura soluzione per la Somalia.
D. – E’ un messaggio mandato al governo
locale ma anche alla comunità internazionale che sembra occuparsi un po’ di più del
caso della Somalia ultimamente?
R. – Sì, certamente, perché la situazione
umanitaria ha un po’ risvegliato l’attenzione mondiale su questo problema e allora
anch’essi vogliono dire: siamo anche noi attori e bisogna tenere conto della nostra
presenza. Bisogna tener conto che la maggior parte delle regioni del centro sud sono
ancora un po’ controllate dagli Shabaab.
D. – Venerdì prossimo lei parteciperà
a un incontro importante a Roma sulla fame nel Corno d'Africa. Qual è il messaggio
che desidera trasmettere?
R. – Il messaggio che desidero trasmettere
è che bisogna senz’altro continuare lo sforzo umanitario ma questo sforzo umanitario
deve essere accompagnato, allo stesso momento, anche da uno sforzo politico per ricostruire
lo Stato, per ricostruire un’autorità che sia accettata anche all’interno della Somalia
e non semplicemente dalla comunità internazionale.(bf)