Libia: mons. Martinelli auspica che “altri Paesi, oltre all’Italia, soccorrano i feriti”
“Ringrazio il governo italiano per i feriti accolti negli ospedali italiani. Anche
altri Paesi dovrebbero compiere simili gesti umanitari” dice all’agenzia Fides mons.
Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli. La scorsa settimana
25 feriti, vittime degli scontri ancora in corso in Libia, sono stati imbarcati su
aerei dell’aeronautica italiana per essere ricoverati in strutture ospedaliere romane.
La Croce Rossa Internazionale definisce “disperata” la situazione di Sirte, la città
natale di Gheddafi, dove si concentrano i combattimenti tra le forze del Consiglio
Nazionale di Transizione e i fedeli del deposto leader libico. Secondo la Croce Rossa,
oltre ad acqua, luce e cibo, nella città cominciano a scarseggiare le medicine. Fino
ad oggi circa 10 mila persone hanno lasciato Sirte, che contava 70 mila abitanti.
Di questi 10 mila, almeno un terzo ha deciso di allestire accampamenti nelle aree
desertiche a pochi chilometri dalla città, così da non allontanarsi troppo dalle proprie
case. Intanto si aggrava la situazione negli ospedali dove i malati continuano a morire
per mancanza di ossigeno e carburante per i gruppi elettrogeni. “Il fatto che si continui
a combattere mi rattrista molto - prosegue mons. Martinelli - Il nostro auspicio è
che si trovi al più presto una soluzione pacifica che eviti altre vittime”. Per quanto
riguarda Tripoli, mons. Martinelli afferma che “i servizi essenziali sono bene o male
garantiti. Siamo inoltre felici che sia stato annunciato entro i primi di novembre
il riprestino dei collegamenti aerei dall’aeroporto di Tripoli”. “La vita della Chiesa
prosegue, e abbiamo la gioia di aver qui con noi mons. Tommaso Caputo, nunzio apostolico
a Malta e in Libia, in visita a Tripoli per contatti con le nuove autorità” conclude
mons. Martinelli. (R.P.)