Siria, assedio dell’esercito governativo alla città di al-Rastan, roccaforte dei
militari disertori
Almeno 30 civili sono rimasti uccisi ieri in Siria durante le operazioni delle forze
di sicurezza volte a reprimere il 31.mo venerdì consecutivo di proteste anti governative.
Lo rende noto la rete televisiva pan-araba Al Arabiya, citando testimoni e fonti dell'opposizione.
Epicentro delle violenze la città di al-Rastan dove infuria la battaglia tra militari
disertori e le truppe fedeli al governo di Assad. Il servizio di Marco Guerra:
Per il quinto
girono consecutivo, circa 250 tra carri armati e mezzi blindati dell'esercito siriano
fedele al presidente Bashar al Assad assediano la città di al-Rastan, dove sarebbero
concentrati almeno duemila militari disertori che si sono uniti ai dissidenti. Le
ultime testimonianze raccolte dai media arabi e internazionali parlano di truppe lealiste
che continuano ad avanzare in una città “quasi del tutto distrutta dai bombardamenti
dell'esercito”. Secondo fonti dell’opposizione, “finora si contano 10 militari disertori
uccisi e un gran numero di feriti”. E come ogni venerdì, da diversi mesi a questa
parte, anche ieri decine di migliaia di oppositori sono scesi in piazza in diverse
zone della capitale Damasco, nella provincia meridionale di Daraa, nella provincia
nordoccidentale di Idlib, nella città di Hama e in numerosi altri centri. Il bilancio
fornito dagli attivisti per i diritti umani è di 30 vittime. L’agenzia ufficiale Sana
riferisce, invece, di 13 soldati uccisi e 179 terroristi arrestati. Sul piano politico,
mentre la Svizzera in accordo con l'Unione Europea ha inasprito le sue sanzioni contro
Damasco, si registrano le parole del premier iracheno sciita, Nuri al Maliki, secondo
il quale bisogna scongiurare la possibilità che i disordini in Siria si trasformino
“in una guerra confessionale” che “porterebbe caos all’intera regione”.
Libia:
prosegue l’assedio di Sirte Resta critica la situazione nella città libica
di Sirte, città natale di Gheddafi e ultima roccaforte dei lealisti assediata dalle
truppe del Consiglio nazionale di transizione (Cnt). Civili fuggono in colonne di
auto e altri mezzi, ma si calcola che almeno 100 mila persone restino intrappolate
in città dai combattimenti. Scambi d'artiglieria continuano fra le due parti, con
particolare intensità nelle periferia orientale, mentre gli aerei Nato continuano
a sorvolare il centro abitato. Le organizzazioni umanitarie denunciano il progressivo
esaurirsi delle scorte di acqua e cibo, mentre Human Rights Watch ha chiesto ai dirigenti
del Cnt di mettere fine agli arresti sommari e alle violenze sui prigionieri. Ieri,
intanto, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, in visita a Tripoli,
ha annunciato lo sblocco di altri 2,5 miliardi di euro di beni libici.
Terrorismo
al Qaeda – Usa Un dirigente di al-Qaeda in Yemen ha confermato la notizia dell'uccisione
di Anwar al-Awlaki, imam radicale con passaporto americano, colpito ieri nella provincia
di Jawf, 140 chilometri a est della capitale Sanaa, in un’operazione della Cia con
aerei senza pilota. A seguito dell’uccisione di quello che era considerato uno degli
eredi di Bin Laden, la polizia di New York ha elevato il proprio stato di allerta
nel timore di possibili attacchi. E negli Stati Uniti ci si interroga sulla legalità
di un'operazione volta a uccidere un cittadino americano senza una regolare condanna.
Secondo il Washington Post, il Dipartimento della Giustizia Usa ha stilato un documento
segreto, scritto da insigni giuristi, per autorizzare l'uccisione di al Awlaki.
Onu-riconoscimento
Palestina Il comitato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che gestisce
le richieste di adesione di nuovi Stati membri si è riunito ieri per la prima volta
per discutere della richiesta avanzata dai palestinesi all'Onu, senza però prendere
una decisione in merito. A margine della riunione a porte chiuse, il presidente dell’organo
dell’Onu, l'ambasciatore del Libano Nawal Salam, ha annunciato che la richiesta palestinese
verrà inoltrata a un gruppo di esperti di diritto la prossima settimana. Il team di
esperti avrà quindi tempo due settimane per riferire sul lavoro svolto.
Iraq-violenze Non
si ferma la violenza in Iraq. Stamani, quattro persone sono morte e 11 sono rimaste
ferite in una serie di attacchi armati e attentati avvenuti nella provincia di Dialya.
Lo hanno riferito fonti della polizia, precisando che tra le vittime vi è il fratello
del leader del Consiglio del risveglio di un villaggio vicino Baquba. Solo ieri, altre
18 persone avevano perso la vita in un attacco dinamitardo durante la celebrazione
di un funerale a Hilla, città a 100 chilometri a sud di Baghdad.
Pakistan E'
stata condannato a morte in Pakistan la guardia del corpo estremista che, lo scorso
4 gennaio, ha ucciso il governatore del Punjab, Salman Taseer. Quest’ultimo aveva
aderito al fronte per l’abolizione della legge sulla blasfemia e aveva chiesto la
grazia per Asia Bibi, la cristiana condannata alla pena capitale per aver offeso il
nome di Maometto.
Afghanistan, catturato leader terrorista Haji Mali
Khan, un dirigente della rete terrorista Haqqani, è stato catturato in Afghanistan
in un'operazione condotta dalle forze della Nato e da quelle afghane, nel distretto
di Jeni Khel, nella provincia di Paktiya. Rete Haqqani è il nome con il quale viene
indicato un gruppo di insurrezionalisti islamici attivo in Afghanistan e Pakistan
e molto vicino ai Talebani. Prende il nome dal suo fondatore, Maula Jalaluddin Haqqani.
Economia-salvataggio
Grecia Nuovo appello del presidente francese, Nicolas Sarkozy, a favore del
salvataggio della Grecia, in vista della riunione di lunedì 3 ottobre dei ministri
delle Finanze europei. Il capo dell’Eliseo, inoltre, ha annunciato che nei prossimi
giorni si recherà in Germania, mentre in Portogallo e Ungheria oggi i sindacati hanno
indetto manifestazioni di protesta contro le misure di austerità varate dai rispettivi
governi. In Slovacchia, invece, cresce il malcontento nei confronti del rafforzamento
del piano europeo salva-Stati, che martedì prossimo approderà in parlamento. Sul significato
del piano, Eugenio Bonanata ha intervistato Luigi Campiglio, docente
di Politica economica presso l’Università Cattolica di Milano:
R. – Rafforzare
il Fondo salva-Stati significa creare un organismo che consenta di uscire da una crisi
forte, tuttora in corso. Certamente, può servire a porre le basi per riportare normalità
in tutta l’area dell’euro.
D. – Eppure, alcuni Paesi come la Slovacchia
sono contrari a rafforzare il Fondo e rischiano in questa maniera di compromettere
tutto...
R. – Le perplessità sono anche legittime, perché è un piccolo
Paese che cerca di stare nell’area dell’euro per diventare più forte e certamente
non più debole. Ma, allo stesso tempo, non bisogna dimenticare che l’area dell’euro
con 27 Paesi pone un problema di processo decisionale veramente urgente: non è possibile
che di 27 Paesi un singolo Paese abbia potere di veto su tutti gli altri.
D.
– Cosa fare?
R. – Bisogna, con equilibrio e intelligenza, rivedere il
processo decisionale all’interno del parlamento europeo, in modo tale che si possa
continuare un cammino di integrazione ma, a volte, con eccezioni; come peraltro è
già avvenuto nel caso della Gran Bretagna.
D. – Intanto, si rafforza
sempre di più l’asse Parigi-Berlino...
R. – Sì, questo è nei fatti.
Ma si tratta di un asse che, se da un lato chiede molto, dall’altro deve anche assumersi
delle responsabilità di leadership. Una leadership europea, soprattutto in un momento
di crisi come questa, è la benvenuta.
D. – Secondo lei, Sarkozy e Merkel
sono davvero convinti?
R. – Ho l’impressione che forse la Merkel sia
quella più convinta da un lato e forse anche con qualche difficoltà in più. La leadership
della Merkel, in questo momento, è una leadership rassicurante per le prospettive
europee, finché - ci si augura - dura. Anche se deve fare i conti con un’opposizione
interna forte, che è come facesse di tutto per alimentare fughe in avanti da parte
di esponenti autorevoli del governo tedesco, come avvenuto per il rappresentante della
Banca centrale europea che, con un atto clamoroso a dir poco, si è dimesso dalla sua
posizione di rappresentanza, a mercati aperti, un paio di settimane fa, creando uno
scompiglio totale nel mondo finanziario.(ap)
Ucraina-processo Timoshenko In
Ucraina, è stato fissato per il prossimo 11 ottobre il verdetto sul caso di Yulia
Timoshenko, l’ex premier accusata di abuso di potere per un accordo sulla fornitura
di gas russo nel 2009. “La sentenza – ha detto ieri l’eroina della rivoluzione arancione
– dimostrerà se il presidente Viktor Ianukovich vuole davvero un’integrazione europea
dell’Ucraina”.
Corno d’Africa, siccità e carestia E’ urgente fare
il punto sull’emergenza umanitaria nel Corno d’Africa causata dalla carestia e dalla
siccità. Nonostante il piano di aiuti internazionali, la situazione è sempre drammatica,
soprattutto per bambini e anziani. Il 7 ottobre prossimo, nella Sala Stampa vaticana,
si terrà una conferenza stampa su questo tema, alla quale parteciperanno il presidente
del Pontificio Consiglio Cor Unum, il cardinale Robert Sarah, mons. Giorgio
Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio, il segretario generale di Caritas
Internationalis, Michel Roy, e il direttore esecutivo del Catholic Relief Service,
Kenneth Hackett. Parteciperanno, inoltre, i responsabili di organismi caritativi cattolici
operanti nella regione. Sulla situazione Giancarlo La Vella ha intervistato
l’esperto di Africa, Enrico Casale, della rivista dei Gesuiti “Popoli”:
R. – La situazione
umanitaria è sempre critica, perché ci sono migliaia di persone in assoluto stato
di bisogno. La siccità ha inciso in modo gravissimo su una situazione già grave di
per sé: in tutto il Corno d’Africa c’è un’agricoltura di sussistenza e sono sufficienti
pochi elementi per mandarla in crisi. A questo si aggiunge un’instabilità politica
che dura nel Corno d’Africa da ormai 19 anni.
D. – Come sta andando
avanti il piano degli aiuti internazionali?
R. – Il piano degli aiuti
internazionali sta andando avanti, in Somalia, soprattutto nelle zone controllate
dal governo e con enormi problemi invece nelle altre zone, dove gli Shabaab sfruttano
questi aiuti umanitari per creare consenso: gli aiuti umanitari vengono cioè distribuiti
direttamente da loro e non dalle organizzazioni umanitarie. Quindi, vengono distribuiti
a fini politici, più che a reali fini umanitari.
D. – E’ difficile arrivare
nel Corno d’Africa anche via mare per l’emergenza causata dai pirati...
R.
– Certamente, quello dei pirati è un fenomeno che dura da anni, che ha delle forti
complicità a livello internazionale: il traffico dei pirati è gestito da organizzazioni
criminali che hanno la loro base in Europa e negli Stati Uniti e stringe alla gola
anche i commerci che riguardano l’Europa, perché controlla il Golfo di Aden e quindi
l’accesso al Canale di Suez. Mi preme sottolineare la situazione tragica dei marinai
italiani che sono stati rapiti a febbraio e che vivono in condizioni durissime, in
attesa che venga pagato un riscatto o ci sia un intervento da parte del governo italiano.
D.
– Se dovessimo tracciare un bilancio ormai a diversi mesi dall’inizio dell’emergenza
siccità e carestia, che cosa si potrebbe dire?
R. – Se noi guardiamo
complessivamente questa siccità, non è più sufficiente solamente portare aiuti alla
popolazione, ma è assolutamente indispensabile aiutare queste popolazioni a ricreare
un sistema sociale e, per quanto riguarda la Somalia, anche un sistema politico che
permetta di superare queste crisi sia dal punto di vista economico, ma anche dal punto
di vista dei rapporti sociali, che si disgregano di fronte a fenomeni di questo tipo.
(ap) (Panoramica internazionale a cura d Marco Guerra)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 274