Nuovo venerdì di protesta in Siria. Le preoccupazioni della comunità cristiana
Proseguono le manifestazioni in Siria, giunte oggi al 31.mo venerdì di protesta dal
marzo scorso, mentre continuano le violenze delle forze leali al presidente Bashar
Al-Assad. Sette sono state le vittime civili duranti i rastrellamenti nella regione
centrale di Homs, tra cui due bambini, mentre la città di Rastan è stata bombardata
dall’aviazione del regime. Obiettivo dei raid alcune migliaia di soldati disertori
che avrebbero abbandonato l’esercito per unirsi all’opposizione. Intanto la comunità
cristiana siriana sta vivendo con inquietudine l’attuale situazione del Paese. Ascoltiamo
in proposito il patriarca greco-melkita di Antiochia, Gregorios III Laham,
al microfono di Emer McCarthy:
R. - Io non
ho paura come cristiano, ho paura del caos che potrà crearsi dopo queste rivoluzioni.
Non c’è un avvenire prevedibile e, dunque, io ho paura come cittadino! Direi che c’è
più paura tra i musulmani – sunniti, sciiti, alawiti … - che non tra i cristiani.
Noi viviamo infatti in un mondo musulmano e c'è preoccupazione piuttosto per i contrasti
tra le diverse fazioni musulmane che cercano una vendetta le une contro le altre:
hanno una storia molto sanguinosa. Io credo che l’Europa debba fare pressioni per
una pacificazione. Poi vorrei dire anche un’altra cosa: non bisogna dimenticare la
situazione del conflitto israelo-palestinese, perché senza una soluzione a questo
problema saremo sempre nella logica del conflitto, dell’islamismo, del fondamentalismo
… Questa è una causa sempre viva per il diffondersi dell’islamismo, del fondamentalismo
e del terrorismo. E’ da 63 anni che viviamo questa situazione. Io mi domando con amarezza:
perché i Paesi europei non hanno approfittato della richiesta dell'Autorità palestinese
di essere membro dell'Onu e quindi di essere riconosciuto come Stato? Ma i Paesi europei
non hanno reagito in maniera positiva e con responsabilità... (bf)