Mons. Fisichella: la missione non sia desiderio di singoli credenti ma di tutta la
comunità cristiana
Oggi, alla plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa in corso a
Tirana, è intervenuto anche l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio
Consiglio per la nuova evangelizzazione: il presule ha sottolineato che la secolarizzazione
rappresenta una sfida in positivo per i cristiani, chiamati a portare un messaggio
di speranza all’umanità in crisi. Sergio Centofanti ha chiesto a mons. Fisichella
una riflessione sull’invito di Benedetto XVI a cercare nuove strade di evangelizzazione:
R. – Le nuove
strade di nuova evangelizzazione sono quelle che devono toccare i differenti contesti,
all’interno dei quali innanzitutto noi veniamo ad operare. Non dimentichiamo che viviamo
in una società in continuo movimento. Ci sono delle grandi sfide in Europa: il fenomeno
dell’immigrazione da un Paese all’altro, fenomeno che porta con sé anche una conoscenza
di culture diverse e di religioni diverse. Non dimentichiamo che siamo in un periodo
della comunicazione e che inevitabilmente questo comporta anche la capacità dell’individuazione
di linguaggi nuovi, che siano efficaci, capaci cioè di raggiungere l’interlocutore
nel suo stesso mondo. Non dimentichiamo che viviamo anche un momento particolare in
cui, paradossalmente, se da una parte c’è una grande indifferenza nei confronti della
fede, dall’altra però c’è anche una sincera ricerca di Dio. Quindi, dobbiamo essere
capaci anche di coniugare questi elementi. Si deve essere capaci di ripercorrere le
nuove strade grazie alla forza del patrimonio di fede che abbiamo ricevuto e far conoscere
nuovamente, anche se in contesti diversi, quel patrimonio di cultura che si è sviluppato
proprio a partire dai contenuti della fede.
D. – Il Papa nel suo messaggio
ai vescovi europei parla di “audacia missionaria”...
R. – E’ una bella
espressione, perché l’audacia significa, nella semantica stessa, la capacità di fidarsi
e quindi di lasciarsi anche trasportare. Io penso che noi dobbiamo proprio ritrovare
questo: ritrovare la grande audacia di diventare ancora missionari e soprattutto di
essere una comunità che diventa missionaria. L’evangelizzazione, la nuova evangelizzazione,
non può essere soltanto un desiderio di singoli credenti, ma deve essere la consapevolezza
di tutta quanta la Chiesa, quindi delle diverse Chiese, che ripercorrono, sempre in
questa trasmissione viva della fede di sempre, nuove strade e nuovi sentieri, ma comunitariamente.
Ecco perché io sono convinto che ci sia bisogno di rafforzare l’identità cristiana,
ma coniugandola con un profondo senso di appartenenza alla comunità e quindi alla
Chiesa. Questa audacia missionaria deve fare in modo tale che - se può servire l’espressione
che può sembrare uno slogan, ma non lo è - se un tempo eravamo abituati a fare le
missioni al popolo, oggi dobbiamo essere capaci di creare la consapevolezza per cui
tutto un popolo si fa missionario, tutta la comunità diventa evangelizzatrice. (ap)