Plenaria dei vescovi europei a Tirana. Il cardinale Erdő: cercare nuovi linguaggi
per comunicare Cristo al vecchio continente
Si svolge da oggi al 2 ottobre a Tirana, in Albania, la plenaria del Consiglio delle
Conferenze episcopali d’Europa (Ccee): al centro dell’incontro il tema della nuova
evangelizzazione, nella prospettiva del Sinodo convocato dal Papa nell’ottobre 2012
su quest’argomento. Ad aprire i lavori, la prolusione del cardinale Péter
Erdő, arcivescovo di Budapest e presidente del Ccee. Sergio Centofanti
ha chiesto al porporato di parlarci del tema della plenaria:
R. – Qui
in Albania, naturalmente, non possiamo parlare di quest’argomento senza provare una
commozione profonda per la memoria dei martiri, per quel triste esperimento fatto
all’epoca comunista di imporre l’ateismo come "religione" di Stato, togliendo la libertà
a qualsiasi confessione religiosa. Ricordiamo i martiri di questa terra che costituiscono,
attraverso la loro testimonianza, una fonte di forza per l’Europa di oggi e anche
per tutti noi che lavoriamo nei singoli Paesi.
D. – Quale messaggio
intendete lanciare da Tirana per la nuova evangelizzazione?
R. – Per
noi, qui in Europa, la nuova evangelizzazione significa la diffusione e la riscoperta
della Buona Novella di Gesù Cristo nelle circostanze di diverse società che hanno
nelle radici della loro cultura il cristianesimo, ma che si sono allontanate, in grande
misura, dalla fede cristiana: ci sono quindi delle “masse” in Europa che non hanno
avuto mai un vivo contatto concreto con la fede cristiana. Per cui rievangelizzazione
da una parte, rinnovamento dell’identità cristiana dall’altra e soprattutto ricerca
del linguaggio per trasmettere meglio questo buon messaggio che la Provvidenza ci
ha affidato. Sicuramente l’uomo europeo è cambiato; le circostanze antropologiche
sono nuove; la gente è molto aperta alla comunicazione attraverso le immagini, attraverso
gli effetti audiovisivi, attraverso impressioni e sensazioni momentanee, ma è anche
molto aperta al movimento: pensiamo ai pellegrinaggi, al turismo. La parola pronunciata
e scritta, il ragionamento logico, a volte, crea difficoltà in molti nostri contemporanei:
quindi se da una parte dobbiamo imparare tutti questi nuovi linguaggi della comunicazione,
d’altra parte dobbiamo conservare anche quei linguaggi che sono, forse, meno di moda.
Non possiamo rinunciare alla Bibbia, non possiamo rinunciare all’estensione testuale
della nostra fede, non possiamo neanche rinunciare ad un ragionamento logico, ad una
argomentazione. Dobbiamo sempre tener presente l’uomo nella sua totalità e per questo
abbiamo provato, negli anni precedenti e in diversi Paesi e in diverse città del continente,
nuove forme di missione - missioni parrocchiali, missioni cittadine – e nuove forme
di dialogo col mondo della cultura, col mondo anche del lavoro. Speriamo molto di
poter rinforzare, di poter far crescere questo nostro lavoro attraverso questo impegno
continentale ed universale.(mg)