2011-09-29 14:22:52

Messico: appello ecumenico alla Corte suprema per salvare le leggi che difendono la vita


Lo attesta la scienza prima ancora della fede. La vita umana comincia, ed è soggetto di diritti, sin del momento del concepimento. Per questo va difesa in ogni sua fase. Anche con le leggi. È questo, in sintesi, il contenuto dell’appello che, come riferisce L’Osservatore Romano, le principali confessioni cristiane del Messico hanno diffuso alla vigilia di un importante pronunciamento della Corte suprema di giustizia della nazione, chiamata in queste ore a decidere sulla costituzionalità delle leggi che, in alcuni Stati messicani, proteggono la vita umana sin dal suo albore. «Siamo certi che i membri della Suprema Corte terranno conto degli altissimi valori che la maggior parte del popolo messicano professa”. Anche perché, al contrario, «le leggi che minacciano la vita e che vengono camuffate come ‘diritti’” avranno il solo effetto di «accentuare la già debole situazione sociale in cui oggi viviamo e che si traduce in violenza e insicurezza, con la perdita di vite umane». L’appello — dal titolo «La vita, dono prezioso che dobbiamo proteggere» — è stato firmato da rappresentanti cattolici, ortodossi, protestanti e pentecostali; in particolare, per la Chiesa cattolica dal cardinale arcivescovo di México, Norberto Rivera Carrera, e dal vescovo ausiliare di Texcoco, Víctor René Rodríguez Gómez, segretario generale dell’episcopato messicano. “La vita — viene sottolineato — è una questione di importanza rilevante per tutti i messicani e in particolare per le confessioni cristiane», nella convinzione che “l’essere umano è una persona sin dal momento del suo concepimento e quindi, soggetto di diritti”. Un dato di fatto “inconfutabile”, attestato scientificamente. Per questo le leggi e i trattati internazionali “cercano di proteggere e salvaguardare la dignità della persona nelle sue diverse fasi”. In questo senso, le Chiese cristiane auspicano che i giudici della Corte suprema non abroghino quanto previsto nelle Costituzioni degli Stati di Saint Luis Potosí e di Baja California. In questi, come in altri sedici Stati messicani — anche a seguito della depenalizzazione dell’aborto avvenuta nel 2007 nel distretto di Città del Messico — sono infatti state approvate norme che difendono la vita. E a queste leggi si riferisce il ricorso per incostituzionalità presentato dal giudice José Fernando Franco González-Salas, che ritiene la normativa a tutela della vita pregiudizievole nei confronti della “dignità e i diritti fondamentali delle donne, in particolare della loro libertà riproduttiva”.
Il pronunciamento della Corte suprema è atteso con grande apprensione anche dall’Unión de Voluntades, che riunisce oltre centoquaranta organizzazioni pro-life messicane e che nei giorni scorsi ha invitato tutti i cittadini a scrivere agli alti magistrati per impedire che l’aborto diventi obbligatorio in tutto il Paese. Anche perché, come ancora una volta ha ribadito il cardinale Rivera Carrera, “l’aborto non è mai una soluzione». Mentre è dovere di tutti «aiutare le donne che si trovano ad affrontare una gravidanza difficile ad accettare il dono della maternità”. (L..Z.)







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