Istat: la crisi economica aggredisce le famiglie italiane. L'opinione dell'economista
Becchetti
La crisi ha letteralmente aggredito le famiglie italiane. Secondo l’Istat, nel secondo
trimestre la propensione al risparmio è stata pari all'11,3%, in calo di 0,4 punti
percentuali rispetto al trimestre precedente. Si tratta del dato peggiore da undici
anni a questa parte. Male anche il potere d’acquisto. Alessandro Guarasci:
In forte
sofferenza le famiglie italiane, terminale della crisi. L’Istat ha rilevato che il
potere di acquisto delle famiglie nel secondo trimestre dell'anno è diminuito dello
0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,3% rispetto al secondo trimestre 2010.
Aumenta il reddito disponibile, dello 0,5% rispetto a tre mesi prima. Ma è in forte
calo la propensione al risparmio, anche di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre
precedente e di 1,2 punti percentuali rispetto al secondo trimestre 2010. Insomma
le famiglie italiane continuano ad essere virtuose ma hanno sempre meno margini d’azione.
L’economista Luigi Becchetti:
R. – Come sappiamo,
l’Italia è arrivata a questa crisi con una situazione relativamente buona rispetto
al resto del mondo. Non dimentichiamo che noi abbiamo il rapporto ricchezza-reddito
più alto del mondo di 7,8. Le famiglie, quindi, avevano delle buone riserve. Però,
man mano, la crisi sta riducendo queste riserve e sono successi fatti piuttosto gravi:
abbiamo saputo che negli ultimi mesi quasi 400 mila posti di lavoro sono stati persi
nella fascia tra i 25 e i 34 anni. Quindi, giovani cui non sono stati rinnovati i
contratti temporanei.
D. – Evidentemente la cassa integrazione non riesce
a far fronte a tutti i bisogni. Mancano altri strumenti in Italia, secondo lei?
R.
– Assolutamente sì. C’è da sempre una disparità di trattamento tra chi lavora nelle
grandi imprese e chi nelle piccole, dove c’è una tutela minore. Bisogna andare assolutamente
verso un sistema universale di tutela, come nei Paesi del Nord Europa. Non è possibile
che, se licenziati dall’Alitalia, si abbia diritto a sette, otto anni di cassa integrazione,
e se invece si esce da una piccola impresa fondamentalmente non si abbiano tutele.
D.
– In questo senso lei che cosa si aspetta dalla riforma fiscale che il governo dovrebbe
varare tramite la delega?
R. – Credo che la situazione sia un po’ difficile,
come nella giungla di agevolazioni, e su questo il governo vuole essenzialmente risparmiare,
tagliando molte agevolazioni alle imprese. In questo momento creare un sistema di
sicurezza universale, uguale per tutti, qualunque sia l’impresa da cui provengono,
non è semplice e sicuramente costerà qualcosa, rispetto al sistema attuale. (ap)