Uruguay: la Chiesa denuncia la grave situazione nelle carceri
Si è svolta a Montevideo la II Assemblea nazionale della pastorale penitenziaria,
alla quale hanno partecipato più di 30 operatori pastorali di Rivera, Melo, Mercedes,
Montevideo, Salto, Maldonado, Treinta y Tres, Flores, San José, Durazno e Tacuarembó.
La pastorale penitenziaria è una delle quattro aree di cui si occupa la Caritas. Nel
documento conclusivo – intitolato “Costruire l’Uruguay nella Giustizia, nella Riconciliazione
e nella Pace” - i partecipanti denunciano la situazione delle carceri e chiedono a
tutta la comunità di essere consapevole dei cambiamenti che si possono ottenere. “Lo
stato delle nostre carceri e la giustizia penale riflettono le strutture ingiuste
che prevalgono nella nostra società, che non solo spersonalizzano tutti coloro che
sono prigionieri, ma neanche permettono la loro riabilitazione, anzi, sono una forma
perversa di tortura, di professionalizzazione del crimine e di completa distruzione
delle famiglie” sono le parole forti del documento, inviato all’agenzia Fides dalla
Conferenza episcopale dell’Uruguay. “La nostra pastorale penitenziaria vuole contribuire,
dalla sua prospettiva, alla ricerca di soluzioni ai problemi delle prigioni. A questo
proposito riteniamo che la società abbia bisogno di una giustizia vera, che si realizza
attraverso la riconciliazione e il cui frutto è la pace” continua il testo del documento.
“Ci appelliamo ai nostri pastori, in conformità con il Documento di Aparecida (n.
430), perchè considerino prioritaria la creazione delle Commissioni di pastorale penitenziaria,
per sensibilizzare l'opinione pubblica circa la grave situazione nelle carceri, favorire
processi di riconciliazione nelle prigioni e influire sulle politiche locali e nazionali”.
La II Assemblea nazionale della pastorale penitenziaria si è svolta dal 16 al 18 settembre,
ma soltanto in questi giorni è stato pubblicato il documento conclusivo. (R.P.)