2011-09-28 15:21:11

Barroso e la Merkel assicurano: la Grecia resta nell'eurozona. Sì alla tassa sulle transazioni finanziarie


''E' tempo che il settore finanziario dia un contributo alla società''. E' quanto ha affermato il presidente della Commissione europea, Barroso, nel suo intervento a Strasburgo, durante il quale ha pure assicurato che la Grecia resterà membro della zona euro. Barroso ha annunciato che la Commissione ha adottato oggi la proposta per la tassazione delle transazioni finanziarie. La nuova tassa, che dovrebbe entrare in vigore non prima del 2014, garantirà un gettito annuo di 55 miliardi di euro. Sul provvedimento, Stefano Leszczynski ha intervistato l’economista Mario Deaglio: RealAudioMP3

R. – E’ molto probabile che la “tobin tax” porti molto poco alle casse dell’Unione, perché il suo scopo non è tanto quello di far cassa, quando quello di scoraggiare determinati tipi di operazioni: applicando alle operazioni normali della speculazione queste imposte, anche molto piccole, semplicemente si rendono non più convenienti le operazioni stesse e il mercato non le farà più.

D. – Barroso ha difeso la necessità che la Grecia resti nell’Euro; lo stesso ha fatto la cancelliera tedesca, Angela Merkel, incontrando Papandreu…

R. – Qui siamo di fronte ad una necessaria ipocrisia: è chiaro che i greci non possono pagare; i greci hanno molte colpe, hanno mentito clamorosamente sulle loro statistiche… Allora cosa bisogna fare? Bisogna prestargli i soldi, senza dire che gli sono stati prestati… Quindi abbiamo il tentativo dell’Unione Europea per quelli che la signora Merkel chiama i “contributi volontari” delle banche: le banche che hanno titoli greci dovrebbero impegnarsi, quando questi titoli scadono, a risottoscriverne di nuovi. Non è un fallimento, un default, un venir meno agli impegni solo in parola, ma - di fatto - nella pratica è un allungamento del debito.

D. – L’economia europea è quella di un castello fragile: se cede un pezzo, cede l’intera struttura. A questo punto l’auspicio, sempre del presidente della Commissione, che si debba andare verso un meccanismo che non preveda l’unanimità nelle decisioni, secondo lei può essere una buona idea?

R. – Questa più che una buona idea è un’esigenza vitale. Anche adesso che avremo dei nuovi ingressi nell’Unione, l’unanimità è una follia. Non si può far dipendere il futuro economico – e poi anche quello politico, in parte – di circa 450 milioni di persone, magari da Paesi che hanno una popolazione di un milione e mezzo.

D. – Ecco, il venir meno del meccanismo dell’unanimità potrebbe riaprire la strada, ad esempio, agli eurobond?

R. – Se i tedeschi non cambiano idea, no: perché la Germania è il Paese più grande e da sola fa circa un quarto dell’economia europea. Direi che su queste cose ha una sorta di implicito diritto di veto, perché se mai fosse contraria metterebbe in crisi tutti i meccanismi europei. Quindi non penso che questo possa servire. (mg)







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